Nettuno e la vichinga

di Amata Gioviale

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    NETTUNO E LA VICHINGA



    Nell'immensità dei cieli notturni, dove le stelle scintillano come diamanti incastonati in un manto blu scuro, le influenze celestiali si fanno sentire in molteplici modi. Fra gli astri che danzano nell'oscurità, Nettuno emerge come un misterioso custode dei segreti dell'universo, creatore di periodi di dissoluzione della realtà.

    Quando Nettuno balla felice in cielo nelle acque dei pesci, come sta accadendo da moltissimi anni, la realtà diviene meta irraggiungibile, tutto viene dissipato e da solido diventa gassoso.
    Nettuno è come un vortice misterioso che ci trascina via dalle nostre sicurezze terrene, facendoci sprofondare in un mondo di incertezza e ambiguità. Quando Nettuno domina un periodo astrologico, possiamo sentire che le nostre convinzioni e le nostre percezioni della realtà si sgretolano come sabbia tra le dita. È come se il velo tra il tangibile e l'etereo si diradasse, rivelando la fluidità dell'esistenza.

    Ovviamente, questo può portare con sé tantissima ricchezza interiore e spirituale, ma anche indurre l’umanità ad esagerare con la mistificazione della realtà. Nettuno ci fa sembrare reale, giusto, qualcosa che noi vediamo solo in parte e sotto il suo influsso la realtà viene trascesa, e mi sia concesso, offesa.

    Lo spunto di queste riflessioni mi viene da una chiacchierata con mia figlia, che mi raccontava che dopo la sirenetta nera, avremo nel live action del famoso film d’animazione Dragon Trainer una vichinga… ispanica.

    Ecco, io ritengo che la smania del politically correct sia una grandissima visione/utopia nettuniana: la parità di razze, generi, corporature, orientamenti sessuali, si ottengono con leggi adeguate e con la piena libertà artistica. Sarà sempre più utile Will Smith che vince l’oscar, o la Cristoforetti che va nello spazio, o il remastered dei Queen, che l’obbligo o anche la scelta di mettere gente di colore nell’Inghilterra pre vittoriana, come in Bridgerton. E’ vero che l’autrice dei romanzi da cui è tratta la serie televisiva ci tiene a sottolineare che “ è ambientata in un'utopica età della Reggenza inglese, in cui non vi è razzismo e i monarchi e i nobili britannici sono anche neri o mulatti”.

    Ma la realtà è che all’epoca in questione di duchi di colore alla corte di San Giacomo, non ce n’erano, e noi lo sappiamo.
    Dobbiamo essere corretti, moderni, equanimi, garantire visibilità a tutti dovunque e comunque, a rischio di rendere la realtà più falsa che mai.

    E quando rappresentiamo la realtà per quello che non è releghiamo nel falso, quindi nello sbagliato, nel corrotto, tutti i contenuti relativi, ottenendo proprio l’effetto contrario a quello desiderato, ed ecco che scatta il valore assolutamente nettuniano di mistificazione.

    Preferiamo la realtà della finzione cinematografica, ( arte sotto l’egida di Nettuno proprio come mistificazione, e non rappresentazione della realtà come la fotografia, per opera del montaggio che mette vicine ciò che è lontano) a quella della storia, della conoscenza, del verificato.
    Freud diceva, nel saggio sul Notes Magico, che se noi costruiamo una nuova realtà sopra quella conosciuta, attuiamo un percorso di disconoscimento che è alla radice del disagio.

    A tal proposito afferma il filosofo Jacques Derrida: “l’apparato psichico, in altri termini, dichiara che “altro” ci costituisce e struttura nel profondo e che questa alterità non riusciamo ad afferrarla e a farla nostra: ne inseguiamo le tracce attraverso i racconti, le narrazioni che sono la nostra identità e la nostra storia. Un’identità e una storia che sfugge a se stessa ed è, ad un tempo, la fatica del nostro esistere e il mistero di un’origine che non può essere raggiunta ma che pure agita e orienta il nostro agire”.

    E per tornare a Dragon Trainer, la vichinga ispanica mi crea disagio, perché distrugge tutto quello che so andando a sostituire il reale con l’immaginifico. Quando studiavo filosofia del linguaggio con Tullio de Mauro, era fondamentale per lui che noi afferrassimo che le nostre espressioni idiomatiche sono alla base del nostro pensiero, della nostra identità e del nostro equilibro; ad esempio “alto e biondo come un vichingo” è una frase comune. Ma se noi distruggiamo il senso di quella frase, rendiamo fragile la nostra impalcatura psicologica, allontanando il progresso auspicato. E la vichinga ispanica, ci rende fragili di fronte al messaggio, perché lo riconosciamo fuorviante e fastidioso.

    Per una spinta ideologica ( valore nettuniano ) disegniamo la realtà per quello che non è, rovesciando la percezione di ciò che è giusto e sbagliato, proprio l’effetto nefasto del penultimo pianeta conosciuto della cosmogonia zodiacale.

    Anche l’intento di permettere alle bimbe di ogni razza o religione di identificarsi nell’eroina di turno ha un che di camaleontico tipicamente nettuniano: l’immagine tradizionale viene alterata per permettermi di confondersi con essa, passando un fittizio egualitarismo che sfocia, come sempre, nel dire alle bambine che l’identificazione passa per l’aspetto, e non per le virtù del personaggio, quali potrebbero essere il coraggio di Mulan, l’attaccamento ai propri valori di Pocahontas, la capacità di unire mondi diversi con l’amore di Ariel.
    L’imperante politically correct è una immagine tremolante di Nettuno, e tutto quello che ne deriva ci rende instabili, meno felici, alla mercè di una realtà inconoscibile che può solo spaventare o suscitare gigantesche illusioni e destabilizzazioni.

    Pensiamo a dipingere il futuro come lo vorremmo, atto libero da sovrapposizioni e mistificazioni: esso è una pagina bianca dove possiamo tratteggiare tutti i colori e tutte le realtà possibili, inclusa un’ età dell’oro in cui l’umanità sia ormai libera da giudizi e pregiudizi.
    Ci renderemo conto di questa manipolazione solo al termine del transito di Nettuno In pesci, sperando che il movimento in Ariete non pretenda una riasserzione della verità in modo bellicoso com’è nella natura del primo segno.

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