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L‘ affidabilità; una condanna che mi sono inflitta come unica strada percorribile in un tempo, quello dell’infanzia, in cui non si aveva scelta. Il resto del mondo girava veloce, imprevedibile e repentino e io - almeno io - dovevo essere quel centro di gravità permanente che attirava cose e persone, altrimenti sarei stata spazzata via nel vortice del caos.
Essere la persona saggia, responsabile, brava, come una medaglia da appendere alla giacchetta, è stato ed è ancora un marchio difficile da togliere. Grazie ai miei risultati gli altri - loro: i genitori i parenti - tiravano un sospiro di sollievo sul loro ruolo assolto da colpe di merito. L’essere in questo modo - un piccolo robot con poche emozioni visibili che non arreca disturbo ma rende ottimi risultati - mi ha permesso tutto da bambina, o così almeno io credevo: attenzioni, meriti, gloria amore e riconoscimenti, ma mi ha portato via per sempre un bel pezzo di infanzia e spensieratezza. E la gloria non serviva a granché, perché con i “brava” non ci si scalda il cuore.
Ho incontrato nella mia vita fin da subito persone che vivevano eludendo promesse, deludendo di continuo, dimenticando superficialmente parole e dicendo cose che non mantenevano neanche per metà, passando per pecore nere inaffidabili e dispersive. Per controbilanciare tale estremo io ero impeccabile. A costo di uccidermi mantenevo la parola data, a costo di sacrificarmi aspettavo e giacevo silenziosa quasi a spiegargli muta come ci si doveva comportare. A costo di affaticarmi sistema nervoso e cervello, sviluppavo una memoria efficiente e lucida, osservavo anche la più piccola incoerenza per poi saperla ricostruire per filo e per segno nei fatti. Aspettavo sempre ci fosse un tribunale superiore in cui avrei portato le prove inconfutabili della mia pazienza e di tutto che che avevo annotato nel mio libro nero.
Ecco ora posso dirlo, io in verità li ammiravo e odiavo moltissimo alla stessa maniera. Questo esseri spietati e superficialmente inconsapevoli, che potevano vivere spensierati e senza sforzo, con la mente libera che decideva al secondo senza responsabilità alcune a e cambiava idea e di nuovo la mutava a secondo dell’umore, del tempo, della stazione, della voglia del momento. Per me erano indecifrabili, sfuggenti e meravigliosamente affascinanti. Non sapevo capire che erano solo dei piccoli bambini egoisti che a loro volta, a modo loro, non avevano avuto modo di divenire adulti. L’altra metà del mio cielo. Quale scoperta incredibile è stata apprenderlo.
Li guardo tutt’ora nei miei rapporti e studio la loro stupenda volubilità con estremo interesse. Loro possono essere i bambini che io non sono mai stata.
Io, personalità a inizio vita soprattutto Saturniana, con un Mercurio dominante ma isolato, fanciullo e silenzioso ma riscoperto solo da adulta, anziana e saggia fin da piccola, respiro lieve che nasce nuovo da poco e carichi di pesi che ci sciolgono solo da grande, per la legge degli opposti ho attirato Uraniani scalpitanti e Plutoniani drammatici e insoluti che hanno gravitato intorno a me come api sul miele.
Mi accorgo che questo mi ha formata; non amo tutt’ora fare salotto, fare discorsi inutili, poco stimo parole al vento a cui non seguono i fatti, le retorica, le cose buttate lì, il qualunquismo, la superficialità, il pourparlé e le generalizzazioni e più di tutto l’inaffidabilità e i pacchi dell’ultimo minuto - che perdono meno di tutto il resto. “Mamma mia come sei pesante” .. “Come sei rigida figlia mia...”” queste le frasi dal mondo esterno, mi rendo conto che è vero, lo sono assai, e anche se lotto ogni giorno predicando libero arbitrio, la possibilità di mutare attraverso la consapevolezza e integrare le parti ombra, sono la prima a ricredermi: certe nostre forme innate non si possono mutare. Alcuni grandi archetipi sono inscritti in noi e in una vita sola non li si può debellare. Ci si può confrontare con essi, si può limare alcuni estremismi e si può anche uscire dalla proiezione esterna verso ciò che mal sopportiamo. Ma se la nostra natura è più introversa o estroversa, emotiva o mentale, istintiva o riflessiva, sarà difficile trasformarla nel suo opposto.
Ho imparato ad accettarmi e ho imparato a guardare a questo contraltare opposto - che tanto detesto e tanto ambisco - come l’altro lato della medaglia che non ho vissuto e che forse mai vivrò interamente. Sarebbe come fare una parte in malo modo e non sarebbe giusto. Quando ancora sento che grazie al mio saper contenere, pazientare, ascoltare, fungo da scarica per altri (a meno che non sia per il lavoro che ho scelto e amo), faccio due passi indietro. Osservo con tristezza e forse perdono a tratti (ma non sempre mi riesce), la dinamica di tutta la mia vita in cui qualcuno si sfogava, aveva l’ansia e non riusciva a trattenere pensieri in corsa, così che io li raccogliessi ad uno ad uno creando una ghirlanda d’amore. Quanta fatica che ora riconosco e di cui ancora piango un lutto interiore.
Provo ad amare ciò che sono e siamo ora nell’adesso, lasciando andare quelle immagini ideali di noi esseri in divenire meravigliosamente perfetti. Il cammino è ora al punto in cui siamo .. adesso. Non dobbiamo andare da nessuna parte.. e stare nell’accetazione amorevole del presente è la cosa più difficile. Un saluto a tutti voi e agli specchi che vi mostreranno lati ombra e luce, lati mai vissuti o forse anelati, come dei prisma da mille facce potremo riflettere luce ed essere luce per altri che si cercheranno tramite noi.
Anna Elisa Albanese www.sentieroastrologico.it
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