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Nel 13mo canto dell’Odissea, Omero racconta di un antro presso l’isola di Itaca. In questo antro si troverebbero due porte:
“due porte vi sono, l’una, volta a Borea, è la discesa degli uomini, l’altra invece è volta a Noto. È per gli dei e non la varcano gli uomini”.
Dunque una porta è rivolta verso nord, Borea, ed è quella che indica il solstizio estivo, quando cioè il Sole è al suo massimo. E poi una porta a sud, Noto, che indica il solstizio invernale quando l’oscurità è massima.
Borea è tradizionalmente la porta del Cancro (solstizio estivo) e coincide col momento in cui la luce è al suo massimo. Tuttavia, da questo momento in poi, la luce inizia ad uscire dal mondo, la vita defluisce. Questa è la porta degli uomini, dei mortali, i quali giungono al mondo giovani e pieni di vita ma, con il trascorrere del tempo, perdono luce, vitalità sino a che, nel punto più oscuro, se ne vanno dalla porta opposta del Capricorno. Da questo possiamo comprendere il legame all’infanzia del Cancro.
Noto è invece la porta del Capricorno (solstizio invernale) che coincide con il momento in cui il Sole è più debole e l’oscurità copre tutta la terra (si ragiona sempre nell’emisfero nord). Questo è il cammino degli immortali che non sono sottoposti al lento ma inesorabile defluire della vita, così che qui sia la luce a venire nel mondo. Non a caso, il Natale di Cristo coincideva con il solstizio invernale. La natività di Betlemme è come un punto di Luce evidenziato anche dalla cometa.
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