Riflessioni sulla morte e gli Antenati

Halloween/Samhain

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    Riflessioni sulla morte e gli Antenati

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    di Morgana Marco Vettorel


    Articolo pubblicato da Le Vere Origini di Halloween🎃

    È una sera di fine estate, l’autunno è alle porte e Halloween-Samhain si avvicina.
    Ciò mi porta gioia ma anche…tristezza! Ogni anno purtroppo si assistono a crociate contro questa ricorrenza, da parte di persone ignoranti (nel senso che ignorano) e da paladini della cristianità e puntualmente mi chiedo: perché?.
    Non lo nego, mi definisco Strega e seguo le Antiche Vie da quando sono piccolo. Ciò mi ha portato ad avere una visione diversa dalla massa riguardo questa festività e i temi a lei connessa (morte e defunti) ma, a mio parere, non bisogna essere streghe o pagani per continuare a rispettare i propri morti, e per avere il coraggio di affermare che la morte è un qualcosa di naturale, necessario.
    La mia mente è affollata da infinite domande sul perché la gente VUOLE ignorare la verità su questa festa, dando potere a bufale e superstizioni, arrivando persino a negare la storia e a lanciare campagne anti Halloween con tanto di processioni notturne, disturbando chi vuole festeggiare questa festa anche solo per divertimento e svago. Ognuno è libero di credere o no in ciò che vuole, di festeggiare o meno una festa ma nessuno deve permettersi di obbligare gli altri a pensarla come loro, di rovinare il divertimento (e/o la sacralità) altrui.

    Mentre scrivo tutto ciò, mi sto godendo il film Coco della Pixar-Disney sul televisore. Anche in questo caso, ricordo le piccole proteste da parte di alcuni genitori scandalizzati. Il motivo? Perché era considerato un cartone non adatto ai bambini e al periodo in cui è uscito nei cinema (Dicembre 2017, verso le festività natalizie). Conoscevo le tradizioni del giorno dei morti messicani (Dia de los Muertos) ancora prima di Coco e ho sempre trovato affasciante le loro usanze a riguardo, la loro visione dei propri cari defunti.
    Dopo la morte di mia nonna, una dei familiari a cui tenevo di più in assoluto, il mio percorso spirituale mi ha portato ad approfondire questo argomento ancora di più, fino a rendere il culto degli Antenati una parte importante del mio percorso. Non c’è giorno in cui non onoro i miei antenati e ogni autunno, in occasione di Halloween-Samhain, allestisco un altare in grande stile per loro, con i piatti e le bevande che preferivano in vita, il tutto decorato con teschi finti e non, esposto nella mia cucina nonostante parenti e amici che, nonostante ho spiegato il significato di quei simboli più volte, continuano a vedere il tutto con stranezza, quasi fastidio, come se avessero timore di pensare ai morti stessi.

    Tutto ciò mi ha fatto riflettere su diversi aspetti: perché la gente teme Halloween e non vuole nemmeno approfondire la sua conoscenza? Perché teme (e vede come malvagio) i temi associati con questa festa? E, queste domande, mi hanno portato a chiedermi…Perché la gente teme la morte?

    Iniziamo col dire che la nostra società, e la religione dominante, non forniscono gli strumenti necessari per affrontare l’elaborazione del dolore e spesso ci hanno terrorizzati fino ad impedirci qualunque iniziativa a riguardo.
    Siamo abituati a partecipare a funerali, a consolarci a vicenda, ma restiamo bloccati con i nostri pensieri, il nostro dolore e la nostra paura.
    Questo è dovuto, soprattutto, dalla visione della morte nella nostra società moderna e occidentale: una visione piena di contraddizioni (non si vuole pensare alla morte, mai, però si accende il televisore ed ecco partire servizi dei telegiornali, film, ecc…che parlano di omicidi e morti), qualcosa di sacro ma al tempo stesso di oscuro, negativo, un qualcosa che porta dolore e senso di solitudine.
    Si cerca di parlare della morte il meno possibile, la si tiene lontana dai nostri pensieri, quasi non la si nomina (vi capita di visitare spesso i cimiteri? A me e le mie amiche si. Ci piace fare passeggiate in cimiteri, nuovi e non e, a parte il periodo tra fine Ottobre e inizio Novembre, sono spesso trascurati, lasciati a se stessi. Molte tombe sono dimenticate e, delle volte, causa riesumazioni eseguite senza rispetto, troviamo addirittura pezzi di ossa, e/o di abiti di defunti, dimenticati nella terra… Ogni volta ci piange il cuore).
    Un tempo si moriva in casa. La morte veniva accettata come un fatto naturale, simile al cambiamento delle stagioni, era spesso oggetto di scherzi, entrava un po’ dappertutto: nei proverbi popolari, nelle barzellette, nelle canzoni (già che ci sono, ricordo ai vari lettori le diverse usanze regionali connesse al culto dei morti e la vigilia di Ognissanti, alcune molto simili alle tradizioni del moderno Halloween).
    Oggi la morte è come scomparsa. Si va a morire lontano da casa: in clinica, in ospedale, in casa di cura, all’ospizio. Certo alcune volte, causa malattia o altro, è inevitabile ma, altre volte no. Si sceglie la strada più semplice: la vecchiaia di un parente, ad esempio, viene vissuta come un peso e si preferisce tenerla fuori dalle mura domestiche. Di recente i miei stessi vicini hanno messo in una casa per anziani un loro parente e il motivo? Parole loro, non volevano starle dietro. Aveva la badante, era seguita, ma tra una nuova casa e restare in quella precedente, con il proprio parente debole, hanno scelto la nuova casa.
    Detto ciò, la maggior parte della gente non vuole pensare alla morte! Non ne vuole sapere e la allontana il più possibile dalla propria vita. Basta visite al cimitero, poco a che fare con parenti anziani e malati, non bisogna pensare alla morte!

    Ed ecco entrare in gioco Halloween, una festa che, tra decorazioni e argomenti, porta a ricordarsi della morte. Ciò divide ogni anno la nostra società: da una parte troviamo persone che l’accettano per quello che è, un momento sacro e profano in cui fare festa e onorare i propri defunti mentre, dall’altra parte purtroppo, troviamo persone che la vedono come una festa blasfema, che scatena paura e ansia, una festa oscura che si permette di esorcizzare la morte.
    Quello che la nostra società deve comprendere è che la storia di Halloween, la sua magia, riguarda tutti noi, le sue radici sono anche le nostre radici ed è necessario che, senza pregiudizi, impariamo a conoscerlo, compiendo un grande viaggio non solo indietro nel tempo ma anche nel mondo.
    La morte ci ricorda come prendere le cose da un prospettiva più ampia e a dare valore alle nostre vite.
    Ci ricorda di goderci ogni istante, cogliere ogni occasione, di vivere!

    Tutto ciò porta in gioco un’altra questione che mi sta molto a cuore, gli Antenati.
    Le persone che temono Halloween e non vogliono comprendere il suo significato, sono spesso le stesse persone che temono la morte e che, come accennato in precedenza, trascurano i cimiteri e, di conseguenza il più delle volte, i propri cari defunti. Persone che vanno in cimitero solo quando si ricordano di farlo (in occasione di Ognissanti, di solito) perché non vogliono doversi trovare nella situazione di dover pensare alla morte. Credenti e non anche se, nella maggior parte dei casi, si parla di credenti (le crociate stesse contro Halloween non sono lanciate da neo pagani o atei e agnostici, ma da praticanti della religione cattolica).

    Come Strega, io credo nella vita dopo la morte: non la vedo come una fine definitiva ma un passaggio verso un nuovo Viaggio, una nuova vita. L’accetto per quello che è.
    Questa mia visione mi porta a rispettare i miei cari defunti, ad onorarli tutto l’anno. Non c’è mattina in cui un pensiero d’amore non va a loro. Io credo nei miei Antenati, nei miei cari defunti che, anche se possono aver iniziato una nuova vita come individui nuovi, sono sempre connessi con me.

    Come sentiamo cantare spesso sul film Coco:

    “Ricordami
    ora devo andare via
    ripensa a me
    sentendo questa melodia
    uniremo con le note il cuore e le anime
    il tuo amore rimarrà
    sempre per me”


    Non vedo niente di spaventoso, strano o peccaminoso nel parlare con un defunto a cui volevate bene e nell’onorarlo. Non voglio parlare di spiritismo, ci vorrebbero articoli a parte (anche se è un argomento davvero interessante e rischioso per alcuni versi, vero, ma tanto e troppo “demonizzato”). Qui intendo quello che ho scritto: continuare a comunicare con i propri cari, con Amore e Fiducia, come faccio ogni giorno con i miei Antenati.
    Loro possono sentirvi. Loro vogliono ascoltarvi e aiutarvi quando avete bisogno di loro. Se ne avranno la possibilità lo faranno. Anche una volta cominciata una nuova vita, l’amore che vi unisce vi permetterà sempre di sentire la loro presenza e chiedere il loro aiuto.

    Cosa ci impedisce di parlare con loro? Diversi elementi, tra cui la nostra società, l’ambiente in cui viviamo: vuoi perché la religione dominante ha una sua visione molto dura a riguardo, vuoi perché la gente è troppo superficiale ed etichetta subito come “strano, matto, negativo” chi vive la morte in questo modo, vuoi anche per la nostra paura e si, anche il nostro senso di colpa. Ma se abbiamo amato qualcuno in vita, perché temerlo quando ci lascia? Perché averne paura, perdere fiducia nei suoi confronti e vivere anche questo dolore?

    Quando una persona cara muore, il principale colpo che si riceve deriva dal percepire che è stata interrotta la comunicazione, qualcosa di cui gli esseri umani (anche i più riservati) non possono fare a meno. Ci si sente in colpa, forse, per non esserci scusati di un piccolo sgarbo o di una situazione spiacevole che non si è riusciti a risolvere, creando un vuoto nel rapporto che si credeva prima o poi di cancellare. Ora non c’è più nessun poi. Colpa e solitudine impediscono di elaborare il lutto e si preferisce relegare il dolore in profondità, sotterrarlo e non pensarci. Ma invece quel dolore è li, e prima o poi si manifesterà.

    Per risolvere questo problema, bisogna partire dalla certezza che possiamo comunicare con loro, anche parlando “con l’aria”. Abbiamo bisogno di farlo. Anche i nostri morti hanno bisogno di ascoltarci. Dobbiamo dire a loro ciò che davvero pensiamo: che ci mancano, o che ce l’abbiamo con loro perché ci hanno lasciato. Anche questo va bene. Se sembra semplice e banale, potete farlo davanti ad una loro fotografia, accendendo una candela per loro.

    Fatto ciò, ci sono diversi modi per onorare i propri defunti. È un argomento, ed un esperienza, personale: molto dipende da voi, dalla vostra visione-rapporto con la morte e dal vostro cammino spirituale. Ciò che è adatto a me, non è detto che lo sia per voi. Ci sono diverse tradizioni e usanze, antiche e moderne. L’unico consiglio che posso dare è quello di iniziare col fare ricerche sulle diverse tradizioni italiane e non, fino a trovare quelle che sentite più in affinità con voi. Passeggiare per cimiteri, lasciare offerte d’incenso e di mele rosse, preparare una cena muta o un posto in più a tavola per i defunti durante la vostra festa di Halloween, accendere una candela in loro onore, sono solo dei piccoli accenni alle diverse tradizioni che potete sperimentare fino a scoprire quelle adatte a voi. Di seguito, riporto una delle mie tradizioni preferite.

    L’altare per i defunti
    Gli altari allestiti in onore dei defunti non sono affatto rari: compiendo ricerche sulle antiche tradizioni europee e sulle tradizioni messicane e sudamericane riguardanti il giorno dei morti, si trovano numerose
    testimonianze.
    Lontano dall’essere qualcosa di malefico e disgustoso, l’altare diviene il luogo preciso presso cui rendere onore ai defunti, un punto di connessione tra noi e gli Antenati.
    Non sarebbe male l’idea di allestirne uno all’interno della propria abitazione in occasione di Halloween-Samhain, o per i mesi di Ottobre/Novembre. Il motivo? Principalmente due: per riconoscimento e per onore.
    Riconoscimento perché ci rendiamo conto che il nostro spirito continua a vivere dopo la morte, e ci serviamo dell’altare e dei suoi oggetti, per affermare questa convinzione. Onore per ringraziare i nostri amati defunti della loro presenza, e del loro aiuto, quando erano in vita. Per continuare a dare il nostro amore e il nostro rispetto, a qualcuno a cui volevamo bene.
    Per creare l’altare per i defunti basta…Che piaccia a voi. Lasciate che la creatività e l’amore, vi aiutino nel vostro lavoro, cosi da dare l’aspetto che volete voi. Non deve recarvi spavento o offendervi, dovete creare un qualcosa che vi piaccia e che renda onore ai vostri antenati, affinché non rovini il loro ricordo.
    Potete scegliere una tovaglia che vi piace, e sopra mettere le foto dei defunti a cui tenete (in mancanza va bene anche un oggetto della persona o un biglietto con il nome del defunto). Continuate decorando l’altare con quello che piace a voi: fiori freschi, pietre, teschi colorati, zucche, date sfogo alla fantasia. Lasciate uno spazio per un piattino in cui metterete offerte di cibo (che in seguito potete portarle presso la tomba del defunto o seppellirle sotto terra in giardino) e un bicchiere con una bevanda per dissetare gli Antenati.
    Nel mio altare trionfano le foto di tutti i miei cari defunti, oltra ad oggetti che usavano in vita. Uso una tovaglietta a forma di zucca e decoro il tutto con fiori, candele, teschi colorati e gufi. Inserisco spieghe di frumento e il piattino con le offerte (dai primi di Ottobre fino ad Halloween, offro una mela rossa ogni settimana mentre, il grande giorno, il cibo preferito dei miei antenati) e un bicchiere di vino rosso, oltre a bastoncini d’incenso.
    Ricordatevi di mantenerlo sempre in ordine e pulito, portate rispetto per il vostro lavoro e per i vostri cari.

    Ringraziamenti e bibliografia
    Volevo scrivere un testo sul culto degli Antenati, una ricerca storica e spirituale sulla morte e gli Antenati.
    Man mano che scrivevo, sentivo che non era quello che dovevo fare. Ci sono molti studiosi che hanno già affrontato questo argomento con impegno e professionalità. Cosi, accompagnato dai miei ricordi e dalle mie esperienze, ho voluto scrivere un testo breve di riflessione. Un qualcosa di semplice ma capace di accendere qualche fiamma, qualche riflessione in ognuno di voi. Tutti noi abbiamo avuto qualcuno a cui volevamo bene ma che poi ci ha lasciati. Tutti noi abbiamo conosciuto il dolore e quel senso di vuoto incolmabile durante un lutto, ma in tanti si sono fermati a questo, alla perdita. Per paura o per altri fattori, non sono riusciti a rialzarsi, elaborare la situazione e continuare ad amare. Cosi è nato questo semplice testo, con la speranza di aiutare alcuni lettori a ricordare l’amore, ad onorare i propri cari defunti senza timore o vergogna, continuando a volergli bene, smettendo di alimentare solo il dolore.
    Dedico questo breve testo a mia nonna, mia guida in vita e non solo.
    Alla mia congrega, le mie sorelle, che vivono i loro cari defunti senza paura, ma con amore e rispetto.
    Grazie.


    -L’albero di Halloween di Ray Bradbury, Fabbri Editori
    -La notte di Halloween di Silver Ravenwolf, Armenia edizioni
    -Le vere origini di Halloween a cura di Sarah Bernini, Luce Menegatti, Chiara Rancati, Monica Casalini, Anguana edizioni
    -Halloween. Origini, significato e tradizione di una festa antica anche in italia di Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi

    Crediti d'immagine: REuuN
     
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    Non c’è mattina in cui un pensiero d’amore non va a loro. Io credo nei miei Antenati, nei miei cari defunti

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    QUOTE (MiraAddams @ 23/10/2018, 14:52) 
    <p align="center">Riflessioni sulla morte e gli Antenati
    ...
    a mio parere, non bisogna essere streghe o pagani per continuare a rispettare i propri morti, e per avere il coraggio di affermare che la morte è un qualcosa di naturale, necessario.

    Che sia naturale non ci piove, d'accordo su tutto, ma, da stregone necromante mi permetto di dissentire sul fatto che sia necessaria, perché non lo é, la morte non è necessaria, si possono colonizzare altri pianeti per fare spazio, la morte non è necessaria, la medicina prima o poi la sconfiggerá, e basta non ho altro da aggiungere.
     
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    Comunque apro una nuova discussione per continuare il dibattito perché qui si è andati troppo OT.

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