La XII casa

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    Volevo condividere con voi questo articolo molto interessante,chiarificatore,esaustivo
    Oltre l’orizzonte
    di Grazia Bordoni e Rita Bilucaglia
    Congresso di Milano, marzo 1987

    Nella necessaria semplificazione dei manuali la casa dodicesima viene associata, come sappiamo, alle prove della vita, alla solitudine, alle lunghe permanenze in luoghi chiusi e mai piacevoli come ospedali, collegi, carceri e così via. E' associata alle disgrazie, ai sacrifici, ai dolori, alle malattie, ai nemici nascosti(1), all'alienazione dal presente e dal materiale, perciò a tutte le forme di genio, di sregolatezza e di pazzia. Solo di sfuggita si aggiunge, per analogia con il segno dei Pesci, qualche considerazione sul rapporto tra casa dodicesima, infinito e senso del trascendente.
    Eppure il numero dodici è ricco di significati simbolici(2): basti dire che rappresenta l'universo nella sua complessità interna, che nelle civiltà antiche viene considerato il numero delle divisioni spazio-temporali in quanto rappresenta la moltiplicazione dei quattro elementi (Fuoco/Terra/Aria/Acqua) per i tre principi alchemici (zolfo/sale/ mercurio), oppure il prodotto dei quattro punti cardinali per i tre piani del mondo.
    Ancora più nota è l'importanza che il dodici assume nella simbologia cristiana: dal numero delle porte di Gerusalemme a quello degli apostoli, il significato ruota intorno a un concetto di creazione-ricreazione derivante dalla combinazione del quattro-mondo-spaziale con il tre-tempo-sacrale. Se dunque il dodici è, contemporaneamente, espressione della massima molteplicità e dell'estrema sintesi che confluiscono - o sconfinano - l'una nell'altra, è inevitabile che i significati della casa dodicesima/Pesci siano molto più articolati e complessi di quelli a cui siamo abituati e che l'itinerario da seguire per scoprirli debba essere in qualche modo alternativo rispetto ai consueti criteri di lettura. Cerchiamo dunque di visualizzare la linea dell'orizzonte di un qualsiasi oroscopo, linea che corrisponde all’asse Ascendente/Discendente.
    Il punto che noi chiamiamo Ascendente segna l'inizio della linea di demarcazione tra la prima casa e la dodicesima. Se continuiamo a osservare questa linea ci accorgiamo anche che la prima casa è sotto l'orizzonte, mentre la dodicesima è sopra. Tradotto in senso temporale l'Ascendente corrisponde all'alba, cioè al momento in cui il Sole, emergendo dal buio della notte e levandosi sopra l'orizzonte, si riafferma quale apportatore di luce e di vita. Espresso in termini zodiacali il Sole emerge dal buio della casa I, posta sotto l'orizzonte, e sorge quindi nella dodicesima. Il fatto è sorprendente, anche perché siamo abituati a una lettura in senso antiorario - dall'Ariete al Toro, ai Gemelli fino ai Pesci - e non a una lettura in senso orario come invece ci propone il movimento del Sole che sorge a est in Ariete, culmina a sud in Capricorno e tramonta a ovest in Bilancia. Risulta poi difficile conciliare questa forza solare con i consueti attributi della casa dodicesima, nonché con la tradizionale lettura restrittiva e comunque angosciosa e deviante del Sole in dodicesima, cui s'attribuiscono prove morali, ostacoli, vita segreta, destino di solitudine, alienazione mentale, scarsa salute eccetera.
    Ma è incontestabile che il Sole sorga proprio in dodicesima e che qui risplendano le prime luci dell'alba: l'ultimo segno dello Zodiaco è il primo a vedere il Sole. Come non pensare alle parole di Cristo: "Beati gli ultimi, perché saranno i primi nel Regno dei Cieli"?
    Sorgere in latino si dice orior, e orior è contenuto in morior, vale a dire il nascere è contenuto nel morire. La differenza è tutta in quella “M”, dodicesima lettera dell'alfabeto greco-latino, che diventa essa stessa simbolo di quella sintesi che si realizza quando i due opposti - la fine e l'inizio, la morte e la nascita - si toccano e diventano parte integrante l'uno dell'altro, non più termini contrapposti di una realtà antitetica. E allora la casa dodicesima-Pesci ci porge un concetto di morte-fine non quale evento drammatico e irreparabile, ma come presupposto necessario a una nascita-inizio.
    Dopo tutto l'alba, inizio del dì, sancisce la fine, cioè la "morte" della notte. La notte muore e nasce il dì, ma il giorno contiene ambedue, così come in termini stagionali nel medesimo punto muore l'inverno e nasce la primavera, ambedue contenuti nell'anno.
    Ma sono davvero due estremi, o non sono piuttosto l'uno conseguente l'altro, per cui bisogna morire per nascere? Il principio vale anche per la vita, infatti il feto deve morire come tale per nascere come bambino, cioè come forma più evoluta rispetto a quella originaria. E' una morte/rinascita che si compie nella carne, nella materia, il travaglio del parto è come una lotta che viene ingaggiata nella madre e nel figlio per liberare la carne dell'uno e dell'altro: lotta=agone=agonia=morte. Questo è l'ultimo atto di una lotta marziana che è affermazione di un nuovo individuo e distacco dal macrocosmo/madre in cui il feto è vissuto fino a quel momento. Il neonato è colui che ha conquistato l'accesso alla dimensione mortale. In greco "mortale" si dice "brotòs", di cui ritroviamo la radice nell'italiano "bruto", aggettivo spesso associato al termine "materia", quando si vuol definire un'entità informe, non ancora plasmata. E, in fondo, il concetto non cambia quando è l'uomo a essere definito "bruto": non si vuole forse intendere, con questo termine, un essere che non si è plasmato né evoluto? E allora brotòs-mortale è l'uomo-materia-da-plasmare e la vita umana non è altro che il tempo e lo spazio in cui il processo evolutivo ha modo di realizzarsi, di pervenire a uno stato di compiutezza che prelude un'esperienza nuova, desiderata e per nulla temuta. E' la morte suggerita dal verbo greco "thanomai" che, alla lettera, significa "desiderio di morire", una morte come esperienza oltre la materia e non contro di essa.
    Chi ha esperienza di malati terminali(3) racconta che vi sono fasi precise ricorrenti in ogni malato: dal riconoscimento della malattia, alla lotta contro di essa, fino all'accettazione e al distacco dalla realtà che prelude la morte. Quando il malato muore nell'ultima fase, la sua è una morte facile, un vero e proprio trapasso (trapassare = passare oltre). Ben diverso è quando la morte sopravviene in una fase precedente: è una morte dolorosa, difficile. In termini zodiacali l'ottava casa - casa occulta e della morte - può indicare una morte sofferta perché l'individuo è ancora legato alla materia e, indipendentemente dall'età, teme il distacco dalla carne in quanto percepisce di non avere ancora esaurito la sua esperienza da "brotòs”, cioè da essere incarnato. In questo senso l'ottava casa mostra la lotta contro una morte prematura non accettata quindi temuta e angosciante, mentre la dodicesima propone il distacco dalla materia perché questa non è più necessaria all'individuo che si appresta consapevole a morire e a rinascere in una forma più evoluta, cosi come il disgelo invernale dei Pesci prelude alla rinascita primaverile dell'Ariete. Il Sole che sorge in dodicesima ci indica quindi una morte passaggio verso la nostra individuale resurrezione.
    Del resto anche la Resurrezione di Cristo avviene all'alba: "Era passato il sabato, anzi già splendeva la luce del primo giorno" dice Matteo(4) e Marco conferma: “E di buon mattino il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro, quando il sole era già alzato..."(5).
    Siamo abituati a pensare al Sole in prima casa come a un Sole forte, ma se pensiamo alla linea dell'orizzonte il Sole in prima è un Sole che non è ancora sorto, è un Sole al buio, nascosto in una zona oscura e perciò rappresenta un essere in fieri che non ha ancora conquistato la luce, un essere ancora primordiale, istintuale.
    La nascita che avviene nella casa I/Ariete/inizio suggerisce un itinerario graduale che porterà alla luce della dodicesima attraverso l'esperienza insita nella sequenza dei dodici segni. Gradualità difficile da accettare per chi ha il Sole in dodicesima: costui sente la luce dentro di sé e aspira a una perfezione, a una compiutezza inconciliabili con lo stato mortale di brotòs. E talvolta la tentazione di prendere una scorciatoia con il suicidio è irresistibile. Nella dodicesima l'assoluto s'impone con forza accecante: il nocciolo delle famigerate devianze che tanto amiamo leggere in questa casa, è tutto qui. Se vogliamo, queste devianze perpetuano il dramma di Lucifero, l'angelo perfetto, colui che "porta la luce" della dodicesima e che, abbagliato dalla visione della propria perfezione, incorre nella dannazione sprofondando nel buio degli Inferi, cioè regredendo a uno stato istintuale indifferenziato.
    In definitiva, quella luciferina è la devianza di chi, identificatosi nell'assoluto, rimane prigioniero del suo essere brotòs, precludendosi ogni possibilità evolutiva. Questo stesso concetto di regressione è espresso anche da Dante quando, all'inizio del suo viaggio di individuazione, dice: "Temp’era dal principio del mattino, / e ‘l sol montava ‘n su con quelle stelle / ch’eran con lui quando l'Amor divino / mosse di prima quelle cose belle"(6).
    Dante si smarrisce nella selva del peccato “al principio del mattino", cioè all'alba, mentre il Sole si trova nella costellazione dell'Ariete: siamo di nuovo in bilico sull'asse dell'orizzonte, tra prima e dodicesima. Nella prima c'è il buio dell'istinto, la selva oscura in cui l'uomo rischia di cadere e di smarrirsi, nella dodicesima c'è la luce della rivelazione e della resurrezione. Il viaggio di Dante si compie tra i due estremi, Ariete e Pesci, che non sono solamente segni estremi, ma sono anche contigui e questa contiguità è sottolineata proprio dal cammino del Sole/coscienza dal mondo delle tenebre istintuali alla luce della trascendenza.
    La tradizione astrologica associa la casa dodicesima ai luoghi di pena e alle sofferenze: ma anche il Purgatorio è un luogo di espiazione e può quindi essere assimilato alla morte della materia incarnata, brotòs, in funzione di una nascita-rinascita in una dimensione trascendente.
    Ma “Purgatorio” significa luogo di espiazione; espiare, alla lettera, vuol dire “uscire dalla pena". Se il Purgatorio è espiazione è anche sofferenza che trasforma e libera: che ciò si traduca spesso in dolore fisico o psichico è inevitabile in quanto siamo legati alla nostra realtà materiale ed è per questo che nella dodicesima casa siamo soliti leggere anche le lunghe malattie che spesso si consumano in luoghi chiusi e vi associamo, per traslato, i problemi di salute. Ma la parola salute deriva dal latino salus che significa anche salvezza. Ecco dunque che ancora, nella casa dodicesima, possiamo leggere la mancanza di salute, cioè la malattia, come esperienza della morte materiale finalizzata alla rinascita in una forma più evoluta della precedente. Osserva bene Rudhyar che "la sofferenza che proviene dalle metamorfosi sperimentate in dodicesima ha un'acutezza e una qualità di inevitabilità che può renderla più difficile da sopportare. Non si può ricorrere contro l'universo, salvo che rinascere fuori dall'universo"(7). E nel momento del trapasso, di fronte alla morte, l'uomo è solo, nella solitudine della casa dodicesima. Ma è una solitudine necessaria, come avverte Hillman: "l'esperienza della morte, infine, è necessaria per potersi separare dal flusso collettivo della vita e scoprire l'individualità. L'individualità richiedecoraggio per scegliere la prova della vita e per entrare nell'ignoto tramite la propria decisione”(8).
    Nella casa dodicesima vi è dunque il coraggio. Certo, non quello cieco e incosciente dell'Ariete/casa prima, in qualche modo sempre legato alla materia e all'istinto, ma è quell'energia che di solito chiamiamo "forza d'animo", è, cioè, il coraggio dell'anima, qualche cosa di lucido, consapevole, illuminato, già oltre la dimensione umana e proprio per questo più difficile da interpretare nella realtà per chi lo possiede e da perdonare per chi lo subisce - cioè il collettivo/casa sesta.
    E' come se la pura forza energetica della casa prima, passando con il Sole oltre l'orizzonte, si trasformasse in forza psichica: per questo il Sole in dodicesima è un Sole forte, dalle potenzialità particolarmente vive. Constatazione, questa, che coincide anche con la teoria dei ritmi cicardiani secondo cui il massimo di potenzialità intellettuale nell'uomo viene raggiunto nelle prime ore dopo il risveglio, il che equivale - in termini simbolici se non strettamente reali - alle prime ore del mattino, cioè sempre alla posizione del Sole in dodicesima.
    Per inciso, nell'epica classica i sogni del mattino vengono considerati veridici. Questo ci porta a riflettere sul fatto che l'alba è il momento in cui il Sole è più freddo e può essere osservato a occhio nudo, come la Luna. Quasi che all'alba il Sole si facesse Luna, aprendo la porta di comunicazione tra conscio-solare e inconscio-lunare. I sogni dell'alba sono più veritieri, certo, perché il Sole freddo non brucia il messaggio onirico/lunare e la parte conscia di noi, facendosi più ricettiva, riesce a cogliere ciò che l'inconscio gli suggerisce con il sogno.
    Certo la potenzialità della casa dodicesima, il prezzo che la sua luce richiede in termini di solitudine e sofferenza, a qualcuno può sembrare eccessivo e la tentazione di evitarlo può diventare soverchiante: in altri termini il "pazzo" (come il drogato o l'alcolizzato) è colui che non vuole portare la sua croce, volge le spalle alla luce (o si identifica in essa), perdendosi cosi nel grigio sollievo di un limbo indifferenziato. Chi invece ha la forza di riconoscere la propria anima e di seguire la via che, con il Sole, porta oltre l'orizzonte, verso la luce dell'alba, sa che là, nella dodicesima casa, non ci saranno due estremi che si toccano, vita e morte contrapposti, ma l'incontro di due gradini della medesima scala, e l'essere che termina il suo ciclo biologico è pronto per trasformarsi e rinascere in forma più evoluta. Non a caso alla dodicesima/Pesci corrispondono i piedi, elemento indispensabile alla posizione eretta dell'uomo, la cui conquista è stata la prima importantissima tappa dell'evoluzione umana. Ed è qui che possiamo collocare anche il detto "spes ultima dea" dove ritroviamo il concetto di ultimo. Ma d'altra parte si dice anche "finché c'è vita c'è speranza". Di nuovo il concetto di ultimo è associato a quello di vita. Ecco, a tutte le numerose attribuzioni della casa dodicesima, vorremmo oggi aggiungerne un'altra: la casa dodicesima è anche la casa della speranza, dove meglio si esprimono le parole stesse di Cristo: "Io sono la luce del mondo; chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà luce di vita"(9).

    (1) Cfr. C. Discepolo, Guida all'Astrologia, Armenia, pag. 108
    (2) Cfr. J. Chevalier e A. Gheerbrant, Dizionario dei simboli, BUR, v. I, pag. 392
    (3) Cfr. E. Kubler-Ross, Domande e risposte sulla morte e il morire, Edizioni Red/Studio redazionale
    (4) Cfr. San Matteo, 28, I
    (5) Cfr. San Marco, XI, 2
    (6) Cfr. Dante, Inferno, I, vv. 37 e segg.
    (7) Cfr. D. Rudhyar, Le case astrologiche, Astrolabio, pag. 133
    (8) Cfr. J. Hillman, Il suicidio e l'anima, Astrolabio, pag. 49
    (9) Cfr. San Giovanni, 8, 12
     
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    Sasportas considera la XII anche come la casa dell'indipendenza,dell'individualita', l'essenza della persona, comprensiva di tutti i precedenti campi ed esperienze delle altre case. Va da sé che la lettura, più o meno in positivo, è conseguente al segno in cuspide. Se, ad es., parlassimo di Aquario cuspide e Sole XII , per Sasportas sarebbe di base l'irriducibile ultra indipendente e allergico ai legami " per sempre". 😉
     
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    MinaRo questo interessantissimo articolo è di Grazia Bordoni vero? :)

    ah sì, l' hai anche scritto :doh:
     
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    Mi riguarda molto da vicino,ho la XII in pesci,e questa casa ospita il mio Sole e la mia Luna,leggendo l articolo mi sono sentita ancora più orgogliosa del mio Sole :D
     
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    Alrisha

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    Io ho la 12 vuota in Leone, quindi finisce per richiamare il Sole in Pesci.
    Ho sempre notato anche io questa cosa che la Prima casa sta sotto l'orizzonte quindi finisce al buio, mentre la Dodici è la casa in cui il Sole sorge e non me lo sono mai spiegato. È bella l'interpretazione che danno: un po'come se la Prima e la Dodici si compenetrassero, mi fa venire in mente il sualismo Yin-Yang, pur non trattandosi di valori opposti tra loro.
    Una bella descrizione che avevo letto dei Pesci richiama molto questo discorso: il Segno viene paragonato all'ultima ora della notte appena prima dell'alba quando tutto tace e anche all'ultima parte dell'inverno, appena prima che i primi germogli annuncino la Primavera e l'Ariete. Molto bello!
     
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    La mia XII è vuota, cuspide Toro , contiene Gemelli intercettato e finisce con l'AC Cancro. Le case vuote risentono dei transiti molto più delle altre .. se riconduciamo all'essenza della persona, però, ci sta l'impronta Terra ( pragmatismo e concretezza ) che altrimenti sarebbe difficile desumere dal mio Tn da boiler (o acqua fuoco se preferite) :D
     
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6 replies since 19/6/2017, 09:46   524 views
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