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Dante, come ogni grande letterato e uomo di sapere dell’epoca, ben conosceva le 7 scienze, ovvero grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, musica e astronomia. Quest’ultima era allora strettamente legata all’astrologia, e le due discipline ancora non avevano imboccato strade diverse.
Così, nella Divina Commedia, Dante fa spesso sfoggio anche di astrologia. Qualcuno ha messo in dubbio che egli sia nato il 29 maggio 1265, basterebbe essere un po’ più accorti per leggere, nel canto 22 del Paradiso, la sua chiara identificazione nel segno dei Gemelli: qui Dante conferma la sua appartenenza a questo segno ed elogia l’elemento aria e l’ingegno che appartengono proprio ai Gemelli. Leggiamo insieme il canto di invocazione ai Gemelli.
“O glorïose stelle, o lume pregno di gran virtù, dal quale io riconosco tutto, qual che si sia, il mio ingegno, (elogio all’ingegno del segno, questa è la principale qualità del segno con voi nasceva) con voi nasceva e s'ascondeva vosco quelli ch'è padre d'ogne mortal vita,quand' io senti' di prima l'aere tosco (possibile riferimento “all’aere”, ovvero l’aria che è l’elemento del segno) e poi, quando mi fu grazia largitad'entrar ne l'alta rota che vi gira,la vostra regïon mi fu sortita. (quando venni al mondo mi fu assegnata la parte dello zodiaco dei Gemelli).
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