SEGUI IL VOLO DELL'UCCELLO COME QUELLO DELL'ANIMO TUO

Saga degli uccelli nella Grande Opera Alchemica

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    Ogni uccello, d’ * AGOSTO * è beccafico.


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    Se il fico è maschile solo per eccezione della lingua italiana, rispetto alla regola più generale che vuole il nome del frutto al femminile e quella dell'albero al maschile, per la sua eccellente gustosità e dolcezza dovrebbe essere, a onor di logica, in tutto considerato un frutto di genere femminile.

    E se ogni uccello, d'agosto è beccafica, la tortora all'acqua torna: in questo afoso mese estivo, parliamo di uccelli viaggiatori di passaggio, con l'auspicio di creare non solo allegria, perchè gente allegra dio l'aiuta, ma anche un'esperienza non abituale di coscienza ispirata, in un contesto non del tutto adeguato, che apra ad un desiderio di complementazione dei contrari.

    Nel suo "Passaggio a SudOvest, l’avifauna acquatica del Parco naturale Litorale di Ugento", Roberto Gennaio, tecnico ARPA, esperto naturalista e ricercatore salentino, porta in rassegna gran parte delle specie di uccelli migratori censite, alcune molto diffuse, come la gallinella d'acqua, il tuffetto, il gabbiano e l'airone cenerino, e altre poco comuni e rare come la gru, l'airone bianco maggiore, il martin pescatore, il fenicottero, ecc.

    Come le turiste in cerca di avventura, anche molti di questi uccelli sostano nella nostra zona per pochissimo tempo, prima di riprendere le loro rotte migratorie, pertanto, quando se ne avvista uno, non si può tergiversare e indugiare, bisogna giusto chiedersi: che uccello è?

    Tra gli ospiti en passant di questa stagione, compare il cigno reale, che con il suo lungo ed elegante collo ricurvo ci sottolinea la mascolinità dell’uccello, mentre il candore del suo corpo rotondeggiante palesemente richiama tutta la sua femminilità. Apparente e perfetta unione degli opposti, la sua irregolare e imprevedibile permanenza ne fa un uccello instabile e volubile, eccentrico creatore del proprio linguaggio a volte volutamente indecifrabile.

    Avvistiamo anche la pavoncella, uccello che non ha bisogno di troppe presentazioni. Il maschio è dotato di un caratteristico e distintivo ciuffo nucale che lo rende vanitosamente sicuro di sé e delle sue doti, spesso solo a livello puramente fisico, atteggiamento che degenera fino al punto di renderlo completamente incapace di accorgersi degli altri. Durante il corteggiamento compie ampi voli acrobatici per mettersi in mostra dinanzi alla femmina, non sempre disposta a tollerare la sua celata insicurezza.

    Andando invece non per la via umida, ma per quella secca, incontriamo il falco pescatore e di palude: ali lunghe e strette, di ampia apertura, gli consentono di volare in alto e guardare con distacco erigendosi su tutti. L’animo del rapace, controllato, libero, intollerante, lo porta con arroganza ad imporsi a comando. Senza conoscere le mezze vie, con lui, se non ti adatti, perisci. Ma se decide di rimanere, allestisce un grosso nido, in solitudine.

    Quale uccello, tale nido, al canto l'uccello, al parlare il cervello.

    Aurora Fluoreale


    [L'Urlo, Agosto 2012]

    * SETTEMBRE *: quale uccello, tale nido.


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    “E io che uccello sono?”
    Scoprilo qui e tientelo per te, ché l’uccello si adesca col canto, col suo stesso canto[!] e un uccello ammaliziato non dà retta alla civetta.

    La civetta, uccello sacro, forte della sua saggezza, dotato di una naturale capacità di percezione dei più reconditi pensieri e sentimenti umani, è spesso malaccetto e temuto, perché “beatu duv’ seda, amaru duv’ vida” (dialetto calabrese), cioè è di buona fortuna alla casa dove si posa, ma predice sventura a quella dove guarda.

    Settembre, il buon senso impone lungimiranza e che, in base al risultato desiderato, il progetto sia messo a fuoco e iniziato. In vista del freddo, l’uccello inizia a preparare il nido in cui svernare, fatto a propria immagine e somiglianza, non di un altro, perché ogni uccello canta meglio nel suo nido che in quello degli altri.
    Immaginate voi un’aquila che prepara un nido da struzzo?
    Il futuro sarebbe davvero insostenibile se un uccello non riconoscesse la propria biodiversità!

    Le belle penne fanno il bell'uccello, perché dopo l’inverno arriverà la primavera e se ogni uccello conosce il grano, non ogni uccello conosce il buon grano!

    I tempi del brutto anatroccolo sono finiti da un pezzo, si passa ora dall’immanenza alla trascendenza: se il cigno si è completamente sottomesso al piano divino e alla sua stessa grazia, potrà dunque, sempre portando la sua armonia a tutti i livelli del proprio essere e coltivando la sua acquisita capacità intuitiva, realizzare il suo futuro e deporre anche qualche uova d’oro!

    La pavoncella dovrà, invece, intraprendere un lungo cammino dentro di sé, e “morire” più volte, iniziando a focalizzare l’inutilità di una effimera bellezza esteriore, valorizzando invece quella interiore, che pur ha, e che potrebbe consentirle di potersi trasformare in quella creatura straordinaria che potenzialmente è: la fenice!

    Se Mercurio ha già reso la sua coda rossa, invece, il falco ha ormai imparato ad osservare e valutare tutto con precisione e dovrebbe, ora, agire con coraggio, perché saper sentire e riconoscere anche i segni dai “mondi” degli altri, non serve a nulla se, tergiversando, le cose che devono avvenire lo faranno senza aspettare il suo consenso!

    In rassegna questo mese, lo struzzo, uccello timido, riservato, introverso; si fa i fatti suoi, celatamente, facendo giusto intendere di avere qualcosa da nascondere: la sua timidezza, per l’appunto. Desidera essere lasciato in pace e pretende[!] che gli altri la pensino esattamente come lui e lo capiscano senza dover dare spiegazioni. Quando ciò non accade l’introversione diventa scontrosità e si fa scorbutico. Per tale comportamento viene spesso considerato, a buon ragione, vigliacco e pusillanime; tuttavia, la sofferenza per gli epiteti, non è mai abbastanza da fargli capire che, se i sui modi sono prevalentemente abdicativi, di fatto, subirà sempre le scelte degli altri.
    Potrà mai fare il suo nido, di nascosto o in solitudine, come un’aquila? Ma da quando gli struzzi volano?
    Solitamente... vengono sempre a galla...

    La civetta: "Saturno indìce sempre il tempo delle grandi prove, tu segui il volo dell’uccello come quello dell’animo tuo, perché la Grande Opera inizia quando l’uomo si fa nero corvo, e, portata a compimento, ogni uccello fa festa al suo nido".

    Aurora Fluoreale

    [L'Urlo, Ottobre 2012]


    Quando * OTTOBRE * è arrivato tutti gli uccelli vogliono andarsene, parte va nelle valli a pasturare, parte in montagna a mangiare le castagne.

    “Quând utòbar l’è arivè tot i usel i vo marciê, pert i va in al val a pasturê, pert ala muntâgna i maròn a magnê ”



    [.. continua..]

    * NOVEMBRE *: le belle penne fanno il bell'uccello.


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    Uccelli, animali che dominano sull’elemento aria: anello di congiunzione tra la realtà terrena (dimensione fisica) e il regno dei cieli (dimensione spirituale), mediazione tra ciò che è in basso e ciò che è in alto, il loro volo simboleggia la capacità dell’animo umano di eccedere, di elevarsi dall’immanenza alla trascendenza, attraverso diverse fasi di trasformazione.
    Per avere delle belle penne, l’uomo si fa nero corvo.

    Formula magica: V.I.T.R.I.O.L.U.M.!
    Acronimo per “visita interiora terrae rectificando invenies occultum lapidem veram medicinam”, ovvero “visita l’interno della terra, e, rettificando, troverai la pietra nascosta che è la vera medicina”, è un invito a scavare come una talpa, in profondità, volgendo la luce della propria coscienza verso l’interno.
    Per discernere il sottile dal grossolano, all’interno delle proprie passioni ed emozioni, si analizzano e correggono gli aspetti negativi della propria psiche, purificando così dalle emozioni negative.

    Novembre, concluso un ciclo ne inizia un altro e, dunque, la cornacchia, più si lava, più nera diventa: se la via umida è scelta, in questa “nerezza”, tutto ciò che è morto si putrefà e, così purificandosi, questo nero “piombo”, trova la via verso una nuova luce e rinascita spirituale.

    Nel nero delle loro pulsioni, il corvo si ritrova alle prese con la svogliatezza, la pigrizia, l'indolenza e l'apatia della sua anima e, nel fallimento, accanto a lui, la cornacchia rimane attaccata a forme stereotipate di preconcetti e pregiudizi, incatenandosi nell'immobilità con il suo stesso orgoglio.
    Supereranno le loro pulsioni o continueranno a vivere l’esperienza della loro collera, della rabbia e della melanconia, senza attraversarle?

    Di crai in crai si pasce la cornacchia: “cra cra!”
    Meglio, quindi, non rimandare: nessuno in cuor suo vuole che piova per sempre, ed è sempre meglio un beccafico che una cornacchia.

    Lasciato alle spalle Ottobre e il verde della bella stagione, c'è chi semina e chi miete, ma, per tutti, chi non semina non miete, e se il seme è posto, chi semina, di certo raccoglie.

    Chi parla semina, chi tace raccoglie, e chi mal semina, mal raccoglie.
    Chi ha paura delle passere, non semini panìco, perché quando il fico serba il fico, il villan serba il panico e chi semina panico, raccoglie tante mazzate!

    Chi semina con l'acqua, invece, raccoglie col paniere: chi ha seminato fiori con la luna crescente in acquario di Ottobre, si ricordi che chi getta un seme lo deve coltivare, se vuol vederlo con il tempo germogliare!

    Per chi è andato oltre, invece, l'amore e la fede dalla Grande Opera si vede!

    Se amore di villeggiatura soltanto un mese dura, e, anche se amor di signore, amore di donnola, la donnola è già bella e morta perchè amore nuovo va e viene, ed il vecchio si mantiene.
    Se prima del periodo dell’accoppiamento, il cigno reale, saggio, puro e fedele amore sincero, ha mutato il suo piumaggio in quello più chiaro e si è rivestito di un caldo e bianco candido abito nuziale, deporrà l’aureo uovo e riprenderà il suo canto.
    L’uccello che conosce il buon grano, si ricordi che, al piumaggio nuziale, segue quello d’eclissi, che renderà solo momentaneamente incapaci di volare, e che gli uccelli dalle stesse piume devono stare nello stesso nido, perché in due si vola anche senz’ali.


    Aurora Fluoreale

    [L'Urlo, Novembre 2012]
     
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