IL MITO DI MERCURIO

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    I MITI DI MERCURIO IN MESOPOTAMIA

    Una delle caratteristiche di questo astro, che lo rende diverso da tutti gli altri, è il suo restare quasi sempre nella scia del Sole. È, quindi, quasi impossibile osservarlo a occhio nudo a esclusione di una volta all'anno, e giusto per qualche ora, in Europa, a notte fonda, naturalmente, soprattutto in autunno e in primavera, comunque sempre in
    condizioni meteorologiche eccezionali e adatte. Perché sia possibile vederlo, infatti, ci vuole un cielo brumoso o leggermente nuvoloso.
    I suddetti fattori, che devono essere compresenti affinché l'osservazione sia possibile, sono senza dubbio all'origine del carattere ambiguo, instabile, fugace, che gli antichi astrologi hanno attribuito a Mercurio ma anche del suo ruolo di messaggero tra gli dei e gli uomini, visto che esso si trova costantemente nel solco del più grande degli dei del cielo (il Sole), del quale forse costituisce il servitore, il seguito.
    In Mesopotamia, tuttavia, il cerchio dello zodiaco, posto da una parte all'altra dell'eclittica, veniva detto "Cammino del Sole, della Luna" e, poiché ci si trovava nell'ambito di un'astrologia lunare, si credeva che tutti gli astri seguissero il cammino di Nanna (la Luna).
    Nabu (Mercurio) segue dunque il cammino della Luna. È il maestro di Mash. Ta. Ba, ovvero dei Grandi Gemelli, diventati poi i Gemelli, terzo segno dello zodiaco mesopotamico, del quale i Babilonesi misero a punto la struttura definitiva articolata in 12 segni, così come noi la conosciamo.
    Solamente al principio del V secolo a. C. Mercurio verrà chiamato Shihtu, cioè "Colui che si alza".


    I MITI DI MERCURIO IN EGITTO

    Nel pantheon degli dei tutelari dell'antico Egitto, ritroviamo una prima raffigurazione dell'astro Mercurio - alla quale si sono indubbiamente ispirati i Greci, come vedremo -la quale presenta numerosi punti in comune con le caratteristiche che gli astrologi attribuivano e ancora oggi accordano a questo astro.
    Parliamo di Thot, il dio degli scribi, degli astronomi, dei guaritori, ma anche dei contabili, dei misteri, il mago, lo scriba degli inferi, che ricopre un ruolo di primo piano nella gerarchia divina egizia, raffigurato con le sembianze di un uomo dalla testa di ibis, il cui becco appuntito sarebbe simbolo dello spirito pratico ma che, peraltro, ricorda, proprio
    per la sua forma, la falce di Luna.
    Thot, il Mercurio egizio, è rappresentato con una testa di ibis e una falce di luna sul capo.
    Trovandosi poi solamente in Egitto, e nonostante i suoi attributi e attribuzioni che presentano numerose similitudini con quelle che in astrologia si accordano volentieri a Mercurio, Thot è da ritenersi un dio lunare.
    In Egitto, quindi, le «decisioni del dio supremo devono essere innanzi tutto dettate a
    Thot perché possano divenire operanti. Quest'ultimo ne fa copia e si incarica di promulgarle.
    Una volta che una decisione sia stata registrata per iscritto, Thot ne sorveglia personalmente l'applicazione, sia portandone verbalmente il contenuto a conoscenza del suo destinatario, se si tratta di un caso specifico, sia informandone nello stesso modo l'insieme degli dei, se si tratta di un affare di portata più generale.
    Tale procedura implica parecchi via vai, il che spiega come mai Thot serva da
    intermediario obbligato tra gli altri dei, presi collettivamente o individualmente, e il loro sovrano, o da messaggero, tutte attività che non sono che derivati della sua funzione principale.» (libera traduzione da Dimitri Meeks, Christine Favard-Meeks, Les Dieux égyptiens, Hachette, 1993; trad. it. Gli dei egiziani, Rizzoli, 1995).
    In Thot, dio lunare, ritroviamo quindi tutte le attività alle quali si dedica volentieri un nativo che abbia un Mercurio forte nel suo tema natale: scrivano, segretario, corrispondente, informatore, messaggero, intermediario, ecc. La parola e lo scritto sono funzioni dell'intelletto; lo erano di Thot e lo sono anche di Mercurio, in astrologia.


    I MITI DI MERCURIO IN GRECIA

    Il dio greco con il quale si identificava Mercurio, il dio romano dei commercianti, dei viaggiatori, ma anche dei ladri, era Ermes, che i Greci rappresentavano con le sembianze di un bell'uomo giovane che calzava sandali alati, simbolo dell'elevazione (vi è indubbiamente in questo un'allusione a Shihtu, "Colui che si innalza", il dio babilonese), e portava un cappello di feltro basso a larga tesa, che a Roma veniva chiamato petasus, o petaso, e che si indossava, in Italia come in Grecia, per proteggersi dal sole e dalla pioggia.
    Gli artisti greci, quindi, quando disegnavano o dipingevano un viaggiatore, lo rappresentavano sempre con indosso un petasus. Tale, poi, è anche il copricapo indossato dal personaggio che compare sul primo arcano maggiore dei Tarocchi divinatori, il Bagatto, il quale, in effetti, dimostra di possedere qualità tipicamente mercuriali: intelligenza, spirito di iniziativa, abilità manuale e intellettuale, ecc.
    Secondo la leggenda che lo vede protagonista, Ermes era figlio di Zeus e di Maia, soprannominata la grande madre, la quale, a sua volta, era nipote di Atlante, colui che sostiene sulle sue spalle la volta celeste e che, secondo la leggenda, era uno dei figli di Urano.
    Secondo la mitologia greca, quindi, Ermes sarebbe stato il nipote di Crono da parte di padre e di Urano da parte di madre, nonché figlio di Zeus.
    Astrologicamente, considerando che i Greci si sono largamente ispirati alla cultura babilonese ed egizia, si può dedurre che Mercurio sia un prodotto di Giove e un sottoprodotto di Saturno e di Urano. Se a questo si aggiunge il fatto che, per gli Egizi, Thot, i cui attributi corrispondevano perfettamente a quelli che i Greci e poi i Romani riconosceranno a Mercurio, era un dio lunare, possiamo vedere in Maia, la madre di Ermes, una figura lunare e concluderne che Mercurio presenta qualità provenienti dalla Luna e da Giove, da un lato, ma anche da Saturno e da Urano, dall'altro.


    Fonte: Scoprire e Conoscere l'Astrologia - De Agostini

    Edited by °Mirana° - 31/1/2013, 13:32
     
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