IL MITO DI VENERE

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    I MITI DI VENERE IN MESOPOTAMIA


    È sotto la direzione di Austen Henry Layard che furono scoperte a Nimrud, in Iraq, nel 1840, tra le vestigia del palazzo di Assurbanipal, numerose statuette con l'effigie della dea che i Babilonesi chiamavano Ishtar, che fu anche la dea semitica Astarte, le quali risalgono tutte all'VIII secolo a.c.
    Tuttavia, le origini di questa dea, le cui virtù e qualità somigliano straordinariamente a quelle attribuite a Venere in astrologia, sono sicuramente ben più remote, ma anche assai confuse e ingarbugliate per la loro molteplicità e varietà.
    Infatti, nello zodiaco, Venere possiede una duplice natura, dal momento che questo astro governa il segno del Toro e quello della Bilancia proponendoci così due interpretazioni
    delle virtù femminili. A volte Ishtar viene associata a Inanna, la grande dea sumera che talvolta, senz'altro a torto, venne confusa con Nanna, divinità maschile della Luna.
    A Inanna-Ishtar venivano attribuite le qualità lunari proprie di Nanna-Sin, con cui, per certi versi, poteva identificarsi, senza tuttavia che queste fossero esattamente le sue.
    In effetti, le qualità lunari e venusiane possono essere facilmente confuse, tanto sono affini tra di loro e tanto hanno punti in comune relativamente a quelle che vengono definite virtù puramente femminili.
    Tuttavia, Nanna-Sin, dio della Luna, e Inanna-Ishtar, dea dell'amore, sono due entità distinte. Oltre a ciò, Inanna non è unicamente una dea dell'amore, ma anche una divinità guerriera:

    «Altera sovrana, Inanna, Maestra a scatenare le guerre,
    Tu devasti la terra e conquisti i paesi
    Con le tue frecce che scocchi lontano!
    Quaggiù e lassù hai ruggito come una belva,
    E hai colpito le popolazioni'»


    (Versi liberamente tradotti da una poesia attribuita alla figlia del grande Sargon d'Accadia (2375-2320 a.C), Enheduanna, sacerdotessa di Nanna a Ur, presentata da Jean Bottéro
    e Samuel Noah Kramer in Lorsque les dieux Jaisaient l'homme: mythologie mésopotarnienne, NRF, éditions Gallimard, 1989; trad. it. Uomini e dei della Mesopotamia, Einaudi, 1992.)

    Dunque, l'Ishtar babilonese, cui i Greci si ispirarono per creare i miti di Afrodite e di Persefone, fu in origine l'Inanna accadica, ma anche sicuramente Dilbah, la stella del mattino, che altri non era se non il pianeta Venere, ritenuto la prima stella visibile a occhio nudo la sera. In realtà, esso lo è soprattutto al mattino, solo che il fulgore del sole ci impedisce di distinguerlo nel cielo dell'alba.
    Inoltre, sembrerebbe che Anàhità, la dea multiforme che ha un ruolo di primo piano nell'Avesta di Zaratustra, e che è anch'essa una divinità femminile guerriera, sia stata un'altra ispiratrice degli adoratori di Ishtar.
    Ma oltre a essere guerriera e vendicatrice, Ishtar è più che mai una divinità dell'amore, una prostituta sacra, la dea dei cieli che fa muovere gli astri (a proposito delle analogie tra "muovere", "motivazioni", "emozioni", "amore").
    Così, i Babilonesi battezzarono lo zodiaco "la cintura d'Ishtar". E anche tutto ciò che aveva a che fare con la divinazione, gli oracoli e la magia era di sua competenza.


    I MITI DI VENERE IN EGITTO



    Se le divinità femminili associate alla fecondità, alla magia, alla morte e alla guerra abbondano in Egitto, quella che le supera tutte, che riunisce e sintetizza tutte le loro qualità, è certamente Iside la maga, sorella e sposa di Osiride. Non v'è dubbio che essa abbia avuto un ruolo fondamentale nello spirito del clero d'Egitto, terra in cui i sacerdoti hanno esercitato un potere parallelo a quello del faraone, a volte anche soppiantandolo o governando nell'ombra.
    È certo che Iside ebbe un ruolo essenziale nella gerarchia delle divinità tutelari, così numerose nelle civiltà antiche, per essere infine identificata con alcune di esse e prenderne il posto.
    Peraltro, questa dea alla quale gli Egiziani attribuivano virtù e poteri eccezionali fece impressione ben al di là dell'Egitto: in Grecia, a Cipro, a Creta le qualità di Artemide, di Ecate, di Persefone, furono equiparate alle sue.
    E nell'80 a.c., a Roma, l'imperatore Caligola fece erigere un tempio, sul Campidoglio, consacrato a Iside la grande.
    Iside era una dea rassicurante e pericolosa, a volte protettrice, benevola, che salvava o ridava la vita; altre volte invece la toglieva lanciando sortilegi o ricorrendo alla magia nera di cui deteneva i segreti.
    Ma generalmente veniva percepita come una donna affettuosa, dalle innegabili qualità umane.


    I MITI DI VENERE IN GRECIA



    Per finire, la dea cui si ispirarono i Romani per creare il mito di Venere, dea dell'amore, fu l'Afrodite greca. Ma, come abbiamo visto, Afrodite, la prostituta sacra, non è che un aspetto di Ishtar, anche se i Greci distinguevano l'Afrodite Urania, che incarnava l'amore
    spirituale, dall'Afrodite Pandemia, che rappresentava l'amore carnale.
    In Grecia troviamo un'altra divinità che, secondo la leggenda, sperimentò quella che possiamo considerare una vera discesa agli Inferi, essendo stata rapita da Ade in persona, dio dei morti, di cui finì per diventare la sposa. Si tratta ovviamente di Persefone, "colei che porta la distruzione", la cui scomparsa condusse Demetra, sua madre, folle di rabbia per aver perduto la figlia, a rendere sterile la terra.
    Infine, riappare il carattere guerriero di Ishtar che, in Grecia, fu incarnata da Atena, il cui nome deriva direttamente da Anàhità, che fu anch'essa una divinità femminile imperiosa, apparsa ben prima di Ishtar.



    Fonte: Scoprire e Conoscere l'Astrologia - De Agostini

    Edited by °Mirana° - 6/4/2013, 04:16
     
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