IL MITO DI MARTE

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    I MITI DI MARTE IN MESOPOTAMIA

    A volte ci si chiede come mai i segni dello zodiaco siano 12 e gli astri che li governano solo 7; a essi, per la verità, vengono aggiunti 3 astri supplementari (Urano, Nettuno e Plutone): oppure come possano due segni essere governati dallo stesso astro, quando i
    loro significati e le loro corrispondenze con le stagioni, tra l'altro, sono completamente distinti.
    Prendiamo l'esempio di Marte che qui c'interessa: se si prescinde da Plutone - che gli astrologi contemporanei hanno consacrato come secondo maestro del segno dello Scorpione, quando non lo considerano l'unico governatore di questo ottavo segno
    dello zodiaco - e se si ammette che Marte ha lo stesso titolo di maestro sia del segno dell'Ariete sia di quello dello Scorpione, come si può trovare un maestro comune a
    due segni dello zodiaco dalle caratteristiche così differenti che possono certamente essere complementari, ma le cui qualità divergono su numerosi punti essenziali?
    Lo si può comprendere risalendo nel tempo e osservando come veniva percepito Marte in Mesopotamia, culla dell'astrologia.
    E quando si scopre che Nergal, dio del sole che brucia e del "sole di mezzanotte" - che diverrà il maestro di Lu. Ku. Mac, "il Lavoratore", cioè il primo segno dello zodiaco, l'Ariete, ma anche di Gir. Tab., lo Scorpione -, era considerato il dio-re degli Inferi e che il suo servtore fedele - che i Sumeri chiamavano "colui che prende in trappola Nergai" - non era altro che una figura della morte, si comprende come e perchè gli astrologi greci hanno visto in Nergai (il Marte originale mesopotamico), una rappresentazione delle caratteristiche del segno dell'Ariete, tutto fuoco e fiamme, e di quelle dello Scorpione, legato alla figura della morte.
    Nergal, maestro dell'Ariete, è il fuoco vittorioso che tutto purifica e che trionfa sulla morte, mentre Nergal, maestro dello Scorpione, è il fuoco del sacrificio che abolisce
    la morte.
    In origine, in Mesopotamia, l'Ariete viene percepito come l'uomo vincente e lo Scorpione come l'uomo libero, il primo si crede più forte della morte, il secondo la riduce in schiavitù: la morte diviene la sua schiava. Allo stesso modo, il fuoco dell'energia vitale che brucia in noi e che, simbolicamente e astrologicamente, viene rappresentato da Marte, ci fa vivere o ci consuma, ci brucia, ci distrugge o ci rigenera, a seconda dei casi.


    I MITI DI MARTE IN EGITTO

    Nell'antico Egitto non si trova una divinità che presenti caratteristiche simili a quelle che, i Sumeri prima e i Babilonesi poi, attribuirono a Nergal.
    Marte può essere quindi visto sotto l'aspetto dell'Horus guerriero che i Greci identificarono in Eracle, spesso considerato un eroe dotato di qualità tipicamente marziane: coraggio, forza, audacia, ma anche violenza, brutalità e, a volte, crudeltà.
    Agli occhi degli Egiziani, Marte era forse dunque un insieme di Horus, il dio falco, e di Anubi, il dio-cane o sciacallo, dato che falco, cane o sciacallo erano animali tradizionalmente e astrologicamente in analogia con Marte.


    I MITI DI MARTE IN GRECIA

    Nella mitologia greca troviamo invece una figura emblematica di Marte nella persona del dio della guerra Ares, il guerriero coraggioso, come veniva soprannominato, e le cui caratteristiche e leggende rivelano tutte quelle qualità bellicose, violente, mortali, ma anche energiche, primarie e vitali che vengono attribuite a questo astro, maestro dei segni dell'Ariete e dello Scorpione.
    Quindi, secondo i Greci che, ricordiamo, si ispirarono fortemente ai miti mesopotamici per creare il loro pantheon di divinità olimpiche, Ares è il dio della Guerra, che dà il meglio
    di sé sul campo di battaglia e la cui protezione viene invocata dai soldati prima di gettarsi nella carneficina e nel sangue. Ares viene quindi rappresentato da un uomo forte, come un soldato che sta per battersi. Il suo corpo è rivestito da una corazza, indossa un casco, una spada al fianco e tiene in mano una lancia e uno scudo. È di una statura tale che si ha l'impressione di avere di fronte un gigante; di lui si dice che emetta grida terrificanti che terrorizzano i suoi avversari.
    Ares non è quindi un dio né un eroe di tutto riposo. Molto spesso, combatte a piedi nudi, ma possiede anche un carro trainato da quattro cavalli che si imbizzarriscono facilmente.
    Come se questo non fosse abbastanza, ha per collaboratori quattro scudieri che sono suoi figli e anche demoni, che si chiamano Deinos, (lo Spavento), Fobos (il Terrore), Eris (la Discordia) e Enio (la Guerra).
    Oltre che con la lancia, la spada e lo scudo, lo si rappresenta a volte anche mentre brandisce una torcia e simboleggia in questo caso il potere conferitogli dai Greci di guidare, mostrare la strada, rischiarare, illuminare. Si tratta di un simbolo proprio del segno dell'Ariete che può ricoprire il ruolo del pioniere, dell'iniziatore, del precursore.
    Tutte le leggende mitiche in cui Ares gioca un ruolo primario sono chiaramente di natura guerresca. Ma è pure un innamorato ardente, focoso, a volte anche geloso e violento.
    Dai suoi amori tumultuosi, appassionati e clandestini con Afrodite, gli astrologi hanno tratto insegnamenti e conclusioni che riguardano i rapporti Marte- Venere nello zodiaco.
    Segnaliamo che, anche ai nostri giorni, il simbolo di Marte, vale a dire Ares, viene impiegato per rappresentare l'uomo e quello di Venere o Afrodite, per raffigurare la donna e questo non esclusivamente da parte degli astrologi.
    Dagli amori di Ares e Afrodite, è nata una figlia, chiamata Armonia, simbolo di equilibrio, di concordia, temperanza, comunione e pace. Pertanto, quando le caratteristiche apparentemente contrastanti, ma in realtà complementari, di Marte e di Venere si incontrano e si fondono, si può dire che ne risulti una sorta di accordo perfetto.
    Non dimentichiamo che ogni individuo, uomo o donna, porta in sé le qualità contraddittorie di Marte e di Venere, inserite nello zodiaco del suo tema natale e che possono essere fuse in lui per produrre l'armonia.


    Fonte: Scoprire e Conoscere l'Astrologia - De Agostini
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    ARES -MARTE




    Ares nell'antica Grecia viene raffigurato come un Dio brutale e sanguinario, poco amato dagli uomini e dagli Dei: Omero ha una scarsissima considerazione di lui e lo definisce "grezzo, rozzo e stupido"; Atena, sua sorella, in più di un 'occasione lo chiama "stupido pazzo". Era considerato impulsivo e litigioso, sempre pronto a buttarsi nella mischia e assolutamente incapace di sentire ragioni. In lui il corpo e i muscoli agiscono molto più rapidamente della mente. Ares era il Dio della Guerra, invocato e onorato dagli esercito in battaglia.
    Nel mito Romano prende il nome di Marte e subisce una grande trasformazione. I Romani attribuiscono a Marte qualità molto più elevate e nobili, fornendogli capacità strategiche, di onore e lealtà in battaglia e di grande coraggio, portato fino al disprezzo del pericolo: qualità e valori che, nei secoli successivi, diventeranno i punti diforza dei Codici della Cavalleria. A livello simbolico questo spiega perfettamente il cammino psicologico che l'istinto di difesa e di sopravvivenza deve compiere, trasformandosi gradatamente fino a diventare capacità di affermazione, volontà e coraggio.
    Qualunque sia la sua mitica origine, certe sue qualità sono ben visibili in un temperamento Ariete, anche se occorre fare una precisazione: Marte viene troppo spesso ricordato solo per le sue doti negative, proprio a dimostrazione di quanto le società moderne e "civili" (come la nostra) abbiano seri problemi a gestire un principio
    compulsivo così potente, tanto da finire per rimuoverlo totalmente costringendolo a perdere tutte le connotazioni positive.
    Marte è l'istinto di sopravvivenza, l'impulso alla vita e alla difesa senza il quale non vi sarebbe probabilmente traccia di uomo sulla Terra, anche se certe sue particolarità sono forse servite di più in un'epoca in cui l'uomo non poteva sprecare molto tempo a pensare poiché doveva risolvere problemi molto pressanti: difendersi dai predatori, procurarsi il cibo.
    Anche oggi c'è un gran bisogno di imparare a usare bene i simboli marziani che
    sono: la capacità di affermazione della propria personalità (è lui che traduce e mette in pratica i bisogni del Sole); la volontà di agire e la capacità di reagire, che fa sì che in un momento di pericolo si riesca istintivamente afare la cosa più giusta. Marte è anche
    il principio che fornisce il coraggio delle proprie idee e azioni, la lealtà di comportamento e la difesa dei propri diritti.
    Riuscire a entrare in sintonia con questo pianeta potrebbe essere la chiave per eliminare dalla vita la violenza cieca e gratuita (simbolo di una cattiva elaborazione di questo istinto). Marte è famoso nel Mito anche per essere stato uno degli amanti di Venere Afrodite (sicuramente quello con cui ebbe un rapporto più continuo e duraturo), lei fu l'unica Dea che riuscì a placarlo fino a trasformarlo in una sorta di gattume. Celebre è l'episodio in cui i due amanti vennero sorpresi, intrappolati nella rete d'oro fabbricata dal marito di lei, il Dio Efesto, e trascinati da lui in un giudizio pubblico.
    Marte rappresenta quindi anche la pulsione sessuale,quell'energia psichica e fisica cha ha come obiettivo immediato il piacere e lo scarico della tensione erotica e, come fine ultimo, la garanzia della continuità della specie.



    sirio n.156 aprile 1996

    Edited by °Mirana° - 31/1/2013, 13:36
     
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