IL MITO DI GIOVE

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    I MITI DI GIOVE IN MESOPOTAMIA

    In Mesopotamia, Giove è Marduk, una figura mitica di primaria grandezza, poiché, secondo l'Enuma Elish, che significa "Quando in alto", poema mitologico sulla creazione composto da 7 canti, che sembrerebbe scritto a gloria di Marduk all'inizio del XII secolo a.c., combinando credenze e miti molto più antichi, questo dio salvatore, che incarna l'ordine cosmico, fu nominato campione di tutti gli dei riuniti per combattere Tiamat, divinità primordiale, simbolo delle acque abissali, del caos originale, selvaggio, vorace, distruttore. Per affrontare Tiamat e batterlo, Marduk è munito di un arco, di una clava e di una rete.
    Sempre secondo l'Enuma Elish, Tiamat lancia contro Marduk un esercito di demoni e di mostri mitologici selvaggi, pieni di splendore e simili agli dei.
    Ma Marduk riesce a uccidere Tiamat con una freccia nello stomaco, poi ne taglia il corpo in due parti, che diventeranno l'una la volta celeste e l'altra la terraferma. Il mito narra infine che dagli occhi di Tiamat sgorgarono il Tigri e l'Eufrate, i due fiumi della Mesopotamia.
    Quindi, affrontando Tiamat, dio primordiale, Marduk salvò il mondo dal caos, dal disordine originale, separando il cielo dalla terra, preservando i legami che li uniscono, creando leggi universali per questo nuovo mondo.
    Infine, terminato il suo compito, diede ad Anu, il grande avo degli uomini, la tavoletta dei destini, che sarebbe diventata il talismano del potere supremo.


    I MITI DI GIOVE IN EGITTO

    Se facciamo riferimento al mito mesopotamico relativo a Giove, osando fondere Marduk,
    dio sumero, e Nut e Geb, divinità tipicamente egiziane, possiamo dedurre che Nut (la volta celeste) e Geb (la Terra) hanno origine dal corpo di Tiamat tagliato in due da Marduk. Tuttavia, se crediamo alla gerarchia divina egiziana, Nut e Geb erano i figli di Shu e di Tefnut, che personificavano l'atmosfera e l'umidità dell'aria terrestre ed erano essi stessi un dio e una dea generati da Amon, il dio primitivo di Eliopoli, più tardi assimilato a Rà. Ma è proprio nel combattimento all'ultimo sangue che, secondo il mito egiziano, Rà conduce contro Apophis - simbolo, come Tiamat in Mesopotamia, del caos primordiale e raffigurato sotto le spoglie di un grande serpente -, e dal quale esce vittorioso, che egli crea il Cielo e la Terra, il giorno e la notte.
    Quindi, possiamo vedere in Arnon-Rà una rappresentazione di Giove in Egitto, ma
    possiamo anche collegarlo a Seth, figlio di Nut e Geb, il grande guardiano dell'antico
    Egitto, i cui attributi erano la tempesta e la pioggia, che ogni mattina volava in aiuto di Rà, minacciato da Apophis.


    I MITI DI GIOVE IN GRECIA

    Quindi, molto probabilmente, i Greci s'ispirarono sia ai miti di Marduk, sia a quelli di
    Amon-Rà e di Seth, per creare il mito di Zeus, il "Cielo luminoso", come veniva soprannominato, il dio degli dei dell'Olimpo.
    Zeus, il dio del cielo limpido, della Luce, è anche il dio di tutte le manifestazioni celesti: la tempesta, la folgore, la pioggia. Le folgori di Zeus, la sua collera vendicativa e violenta sono le manifestazioni della giustizia nel mondo degli dei e degli uomini. Tuttavia, se crediamo a tutte le leggende e le avventure mitiche che gli sono attribuite, Zeus non fu sempre giusto e retto. Ebbe grandi debolezze, gravi mancanze, compì gravi errori,
    ma il suo potere, la sua supremazia non furono mai veramente messi in discussione.
    In quanto ai suoi eccessi o ai suoi abusi, a questa proliferazione, a questa espansività naturale, a questa gioia di vivere entusiasta, generosa, prodiga, che sono qualità tipiche di Giove in astrologia, basta fare l'inventario dei frutti delle unioni di Zeus per convincersene: Afrodite- Venere, Atena, Artemide, Elena, Persefone, le Ore, le Moire, le Muse, furono alcune delle sue figlie: i Dioscuri, Apollo, Ares-Marte, Argo, Dioniso, Eracle-Ercole, Ermes-Mercurio, Perseo, Tantalo sono solo alcuni dei suoi figli, ma se ne potrebbero elencare molti altri!



    Fonte: Scoprire e Conoscere l'Astrologia - De Agostini
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    IL MITO DI ZEUS



    Il segno del Sagittario è legato al mito di Zeus, Dio del Cielo, capo indiscusso e riconosciuto degli Dèi che vivono sull'Olimpo; esclusi solo Poseidone (Nettuno) e Ade (Plutone), signori degli altri due regni: Oceano e Mondo sotterraneo.
    L'idea che Zeus sia il signore del Cielo lascia subito intuire il fatto che viva in alto, non a contatto con il mondo e con i problemi degli umani, che sia dotato di una grande ampiezza eli vedute, che però sia carente sul piano della realtà delle cose terrene.
    Infatti, quando voleva conoscere qualche dettaglio o comprendere in profondità i fatti, si avvaleva dell'ausilio di Ermes (Mercurio) che era il suo tramite.
    Il loro era un po' un lavorare in simbiosi, poiché la capacità di percezione' l'acutezza e l'astuzia eli Ermes permettono a Zeus di assimilare sempre più informazioni aumentando così la sua saggezza.
    Il mito greco ci racconta che Zeus era l'ultimo figlio di Rea e di Crono e fu anche l'unico a essere stato salvato da sua madre che, con un inganno, lo nascose a Crono, il quale, per timore di venire detronizzato da uno dei suoi rampolli, così come gli era stato predetto
    dall'oracolo, li inghiottiva non appena venivano partoriti.
    Zeus venne allevato altrove e, divenuto adulto, fu spinto dalla madre a vendicarsi del padre trovando come alleati i Ciclopi, i Titani e poi i suoi fratelli Poseidone e Ade.
    Sarà con questi ultimi che dividerà i tre regni, mettendo così fine alla lotta che aveva sempre diviso padri e figli dalla Creazione.
    Il Cielo ha un Significato psicologico molto importante e profondo, si riferisce infatti al regno dell'intelletto e della ragione ed è spesso in netto constrasto con gli altri regni (l'Oceano, ovvero il mondo delle emozioni incontrollate e l'Ade, ovvero il regno delle pulsioni inconsce e rimosse).
    Zeus appartiene alla stirpe degli Dèi Patriarcali detti Dei dei Cieli, tutti maschi, ognuno dei quali ha lottato con il padre per avere la supremazia e il potere, però Zeus, a differenza dei suoi antenati, una volta diventato egli stesso padre, fu il primo a mostrare fiducia e generosità verso i suoi figli (in particolare Ermes, Apollo e Atena)'
    Ebbe molti figli, molte mogli e molte amanti, proprio a rappresentare la sua fertilità.
    L'archetipo di Zeus spinge quindi l'uomo a sviluppare le sue potenzialità, a cercare nuove verità, a non accontentarsi, ma a pretendere di più da sé. Zeus è il gran signore della crescita, sta a noi usare i suoi simboli più evoluti invece di accontentarci di quelli di denaro, cibo e possesso che sono le sue parti più banali.
    A livello simbolico egli è legato all'intuizione, funzione che ci permette di pescare dall'inconscio quei frammenti di conoscenza che giungono al nostro cervello sotto forma di flash nei momenti più impensabili in grado però di guidarci e di indirizzarci con saggezza.
    Zeus rappresenta quello che Jung ha chiamato "il bisogno spirituale", cioè l'aspirazione alla perfezione che ogni uomo ha innato e che sente impellente al punto da aver creato una serie di proiezioni che ha chiamato Dei e che altro non sono che idealizzazioni
    di esseri superiori a cui ispirarsi. E' proprio il simbolo di Zeus che stimola l'uomo a rinunciare a qualcosa di estremamente gratificante oggi per raggiungere mete più elevate nel futuro, spingendo ad affrontare il difficile cammino della sua trasformazione.



    sirio n.152 dicembre 1995

    Edited by °Mirana° - 31/1/2013, 13:37
     
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