IL MITO DI SATURNO

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    I MITI DI SATURNO IN MESOPOTAMIA


    In sumero, Saturno, veniva chiamato Kayamànu, che significa: il lento. In accadico, invece, lo si chiamava Ninurta. Sembra tuttavia che Ninurta fosse più spesso assimilato ai principi e alle qualità di Nabu (Mercurio), che i Mesopotamici soprannominavano shihtu, cioè "colui che si alza".
    Se si confrontano i miti e le leggende della Mesopotamia e quelli della mitologia greca, si osserva che i primi sono meno gerarchici e più diffusi, che spesso prendono aspetti differenti e che le loro qualità, le loro funzioni e pure le loro virtù, si confondono o
    sono intercambiabili, nei diversi racconti mitologici.
    Esiste quindi una distinzione molto netta tra kayamànu, Saturno, che è dunque una rappresentazione dell' astro cosi come viene rappresentato nello zodiaco, e il dio o gli dei le cui avventure, peripezie e caratteristiche possono assomigliare all'idea che ci facciamo oggi del maestro del segno del Capricorno.
    In Grecia invece, come vedremo, Crono e Saturno sono tutt'uno.
    Una famosa leggenda che si ricollega a Ninurta paragonato a Saturno racconta di come Ea (Enki in sumero), la grande divinità dell'abisso, delle acque sotterranee (una delle tre principali divinità in Mesopotamia con Anu, padre degli dei, ed Enlil, dio dell'aria e della Terra), si rivolse a Ninurta, figlio del dio Enlil, per combattere Anzù.
    Si trattava di un uccello mitico, rapido e potente, che ricopriva il ruolo di messaggero tra Enlil, il dio supremo, e gli dei e che era incaricato di assegnare a ciascun dio il ruolo e la funzione che Enlil gli aveva attribuito. Anzù però, approfittando della sua posizione privilegiata presso Enlil, ne usurpò il potere, raccolto nel talismano del potere supremo che determinava il destino degli dei e degli uomini.
    In questa leggenda si possono vedere le premesse del racconto biblico che riguarda Satana, l'angelo decaduto, di cui fu fonte d'ispirazione.
    Le armi di Ninurta erano però impotenti a combattere Anzù che brandiva la tavola dei destini che gli permetteva, ad esempio, di ordinare al legno in cui era stato intagliato l'arco di Ninurta di ritornare al suo albero, e alla corda dell'arco di ritrovare il suo posto iniziale nella pelle del montone. Solo una tempesta riuscì a sconfiggere il demone, a cui Ninurta tagliò le ali, restituendo a Enlil il suo potere supremo.
    Da questo racconto emerge che Anzù e i suoi attributi hanno molti più punti in comune con Crono, piuttosto che con Saturno. Pertanto, è a quest'ultimo che si collegava Ninurta, senza dubbio a causa della sua pazienza, della sua perseveranza, della sua tenacia e anche della sua capacità di lottare, tutte virtù tipicamente saturnine, come sappiamo, e che gli permisero di vincere Anzù.


    I MITI DI SATURNO IN EGITTO

    Nel pantheon degli dei egizi, non esiste a ben vedere un dio che impersoni perfettamente Saturno così come viene rappresentato nello zodiaco. Ciò è abbastanza normale dato che l'astrologia non è una creazione dell'antico Egitto, ma vide la sua nascita in Mesopotamia ed esercitò più tardi una grande influenza sulla mentalità e sulla cultura greca tramite i Caldei. Tuttavia, gli dei Seth e Thot presentano alcune analogie con Saturno: Seth, perché combatte Apophis, il grande serpente della notte e va ad aiutare il dio degli dei d'Egitto, Rà, che può rinascere ogni mattino grazie a lui. In questa leggenda si ritrovano numerosi punti in comune con quella di Ninurta e di Anzù che abbiamo appena visto. E Thot, perché è certamente un dio lunare, ma anche il maestro del tempo, del calendario e del sapere, tutte qualità che ben si accordano a Saturno. Il che non esclude che Thot presenti anche molte corrispondenze con Mercurio.


    I MITI DI SATURNO IN GRECIA


    Crono, che diventerà Saturno a Roma, è un Titano, figlio di Urano, la personificazione del
    Cielo. Pertanto, Crono è il figlio del Cielo-Urano, come Ninurta era il figlio del Cielo-Enlil in Mesopotamia.
    Secondo una leggenda divenuta celebre, istigato da sua madre Gaia, la Terra, stanca di essere madre (Urano e Gaia ebbero innumerevoli figli), Crono evira e uccide suo padre. Parricida, egli diviene quindi signore del Cielo, sposa sua sorella Rea ereditando dal defunto padre il potere di conoscere il destino e quindi di anticipare gli eventi.
    Sapendo che uno dei suoi figli dovrà un giorno detronizzarlo, poiché così è scritto, egli li divora appena nascono, uno dopo l'altro.
    Quando Rea mette al mondo Zeus, il suo sesto figlio, ella partorisce in segreto, affida il nuovo nato ai Cureti, i figli della Terra, alle Ninfe e ad Amaltea, la capra, che lo nutre con il suo latte e dà a Crono una pietra avvolta nelle fasce che egli divora, senza rendersi conto del sotterfugio. Quando Zeus diviene adulto, si verifica un nuovo parricidio.
    Tuttavia, secondo la tradizione religiosa orfica che conosciamo meno, Crono e Zeus finiscono per riconciliarsi e Crono ci viene presentato sotto l'aspetto di un grande re, buono e saggio.
    Durante il suo regno, la Terra ha conosciuto l'Età d'Oro.

    «D'oro fu la razza degli uomini perituri che gli Immortali,
    abitanti dell'Olimpo, crearono per prima.
    A quel tempo, Crono regnava nel cielo: gli uomini vivevano come gli dei, il cuore libero dai pensieri, al riparo dalle pene e dalla miseria. Essi ignoravano anche la vecchiaia e avevano braccia e gambe sempre vigorose, trovavano i loro piaceri nei banchetti, restando lontani da tutti i mali.»

    (Esiodo, Le Opere e i Giorni, Mondadori, 1996).



    Fonte: Scoprire e Conoscere l'Astrologia - De Agostini

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    IL MITO DI SATURNO



    Crono, nome greco di Saturno, è forse il personaggio più famoso insieme a suo figlio Zeus. Egli appartiene, però, alla prima generazione di Dèi: è un Titano, figlio della coppia primordiale Gea (Terra) e Urano (Cielo), ed è quindi il padre di tutta la generazione degli Dèi dell'Olimpo.
    Il mito di Saturno si divide in due momenti salienti e ben distinti, due fasi della sua vita che sono ben rappresentate anche dal segno del Capricorno, (segno che risiede sotto la sua signoria) e da quello dell'Aquario (segno in cui egli è in secondo domicilio).
    Nella prima fase, Saturno, istigato dalla madre, si arma di falcetto ed evira il padre Urano; e questa azione rappresenta pienamente tutta la simbologia del sistema patriarcale, in cui il figlio maschio de'Ve combattere contro un padre autoritario e
    detentore del potere per assicurarsi la possibilità di sviluppare la sua individualità. (Urano era colui che ricaccia'va i propri figli nelle 'Viscere della Terra, impedendogli di 'Vedere la
    Luce).
    Esaminando, quindi, la prima fase di 'Vita di Crono' vediamo che è legata al bisogno di avere e di affermare, senza intrusioni, un potere materiale per giungere a una posizione di dominio.
    Il mito greco infatti ci tramanda la visione di Saturno che diventa sua volta un padre
    ugualmente dispotico e tiranno che ingoia i suoi figli per la paura di essere detronizzato (e qui si vede perfettamente come, a livello psicologico, le problematiche non risolte si tramandano di generazione in generazione).
    Saturno sarà poi costretto a subire lo stesso destino del padre; sarà anche lui detronizzato dai figli Zeus, Poseidone e Ade, che raccoglieranno a loro volta il grido di aiuto della madre, Rea.
    La seconda fase di Saturno è però molto diversa: lo ritroviamo, infatti, dopo aver soggiornato a lungo nel Tartaro (una parte del mondo degli Inferi in cui dimoravano i malvagi) e dopo lunghe peregrinazioni, come Signore dell'Età dell'Oro, in cui lui regna su un mondo di pace, di concordia e di modestia, lontano da ambizioni personali, rispettando le leggi universali.
    A livello simbolico queste due fasi racchiudono appieno la simbologia di questo Dio e del Capricorno che, come Saturno, deve riuscire, attraverso un periodo di sofferenza e di isolamento, a trovare la sua Età dell'Oro. Questa età è sempre la maturità e la vecchiaia, in cui l'uomo Capricorno deve essere riuscito a staccarsi dal materialismo e dall'idea di dominare e controllare se stesso e gli altri e deve lasciarsi andare e permettere alla sua linfa di scorrere, invece di mantenerla congelata dentro i confini del potere e delle ambizioni terrene.
    Questo è anche il simbolo del passaggio di Saturno dal segno del Capricorno a quello dell'Aquario in cui lo ritroviamo più flessibile, in grado di lasciar entrare quanto c'è di nuovo.



    Sirio n.153 gennaio 1996

    Edited by °Mirana° - 31/1/2013, 13:46
     
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