LISISTRATA DI ARISTOFANE

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    IL PERSONAGGIO DI LISISTRATA DI ARISTOFANE


    Lisistrata (in greco antico Λυσιστράτη, Lysistráte) è una commedia di Aristofane, rappresentata per la prima volta ad Atene, alle Lenee del 411 a.C.
    L’opera non fu messa in scena dall’autore, ma da un certo Callistrato (che alcuni studiosi ritengono però un semplice pseudonimo di Aristofane).

    La vicenda della Lisistrata, l'unica delle commedie di Aristofane a recare nel titolo il nome del protagonista umano, è notissima:
    l'ateniese Lisistrata, per mettere fine alla lunga guerra del Peloponneso che travaglia la Grecia, convince tutte le donne elleniche a uno sciopero del sesso, di carattere ricattatorio; in appoggio a questo sciopero fa occupare dalle concittadine l'Acropoli, ove era conservato il tesoro della lega di Delo.
    Di fronte a un ricatto del genere, connesso com'è a un bisogno primario, gli uomini della Grecia non possono che cedere.
    Gli spartani stessi vengono a offrire quella pace che per l'Atene del 411 a. C. - anno nel quale venne rappresentata la commedia - sarebbe stata provvidenziale, ancorché impossibile.

    Lo considero un personaggio affascinante, all'avanguardia, nonostante sia una commedia, la genialità di Aristofane ha messo in luce l'emarginazione femminile del mondo antico e tramite lo sciopero, un'arma rivoluzionaria e di una grande attualità, anche se usata in forma ricattatoria, il pacifismo è il tema conduttore della commedia.


    L’emarginazione femminile



    Lisistrata, considerata una delle migliori commedie di Aristofane, può apparire di grande modernità se messa in relazione con i movimenti femministi del XX secolo.
    Sarebbe però un paragone improprio, poiché le donne di Aristofane non si battono per la parità dei sessi, ma per la pace.
    Ciononostante, questa commedia è il primo testo oggi noto che tratti il tema dell’emarginazione femminile, non solo tramite il lamento patetico (a questo avevano già pensato le tragedie, una per tutte la Medea di Euripide), ma attraverso una fattiva collaborazione tra donne, anche di diverse città, che appaiono qui più che mai consce delle loro possibilità di imporre la propria volontà agli uomini.


    Il pacifismo


    La Lisistrata venne rappresentata nel 411 a.C., durante la guerra del Peloponneso, in un clima di pessimismo causato dal fallimento della spedizione ateniese in Sicilia.
    Il pacifismo dell’opera è assai evidente, tuttavia c’è un aspetto che merita di essere approfondito.
    Ad Atene nel 411 a.C. la sacerdotessa del tempio di Atena Poliade si chiamava Lisimaca (ovvero “Colei che scioglie le guerre”, pressoché identico, nel suo significato, a Lisistrata), mentre quella del tempio di Atena Nike si chiamava Mirrina.
    Tali nomi sono simili o uguali a quelli di due personaggi della commedia.
    Secondo alcuni studiosi, ciò non è casuale; le due sacerdotesse, infatti, dovevano senz’altro appartenere a famiglie nobili, e quindi conservatrici.
    Ebbene, si ritiene che Aristofane, facendo smascherare proprio a Lisistrata e Mirrina l’ignoranza e inettitudine del rappresentante della magistratura oligarchica e antidemocratica (il commissario), volesse lanciare un messaggio a tutta la cittadinanza, quello di non dividersi in caste e classi sociali dagli interessi contrapposti, ma pensare esclusivamente al bene della città.


    La condizione della donna


    Nella Atene del V secolo a.C. la vita sociale delle donne libere era fortemente limitata: esse non avevano accesso alle cariche pubbliche, né ad un’istruzione adeguata.
    La loro funzione principale era quella di procreare e badare alle questioni domestiche, con o senza l’ausilio di schiavi.
    Passavano quindi la quasi totalità del loro tempo in casa e non erano mai presenti nei luoghi pubblici ateniesi, come l’agorà ed il ginnasio.
    Non è chiaro, invece, se potessero assistere alle rappresentazioni teatrali.
    Le donne delle famiglie meno abbienti avevano spesso la necessità di trovarsi un lavoro esterno (ad esempio lavandaia, tessitrice, nutrice); questo, se costituiva senz’altro un aggravio di fatica per la donna, poteva però essere un’occasione di maggiori relazioni sociali.

    Il compito di scegliere il marito spettava di solito alla famiglia.
    Una ragazza era considerata in età da marito dai 14 anni circa, e veniva data in sposa, in genere, a uomini sulla trentina, insieme ad una dote per il suo mantenimento. La moglie non poteva amministrare la propria dote (tale compito spettava al marito), ma se essa era abbastanza consistente, poteva permettere alla donna di non avere problemi economici per tutta la propria vita.

    Atene, che pure fu all’avanguardia tra le poleis greche sotto molti aspetti, non era probabilmente tra le città che garantivano maggiore libertà alle donne: a Sparta esse potevano disporre liberamente dei propri averi; inoltre, proprio come i maschi, si allenavano facendo ginnastica. Questo fa supporre che avessero anche una vita sociale più vivace.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Lisistrata

    Per chi volesse leggere il testo completo: www.filosofico.net/aristoflisistrata42.htm

    Ciao Lisi :)

    Edited by °Mirana° - 15/3/2013, 20:38
     
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