Le Sibille

Un po' di storia...

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    La Sibilla (in latino Sibylla; greco Σίβυλλα) è una figura esistita storicamente, ma presente nella mitologia greca e in quella romana. Le sibille erano vergini dotate di virtù profetiche ispirate da un dio (solitamente Apollo), ed erano in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo più in forma oscura o ambivalente. Uno dei più famosi responsi di una sibilla latina è la frase «Ibis redibis non morieris in bello»

    Tra le più conosciute, la Sibilla Eritrea, la Sibilla Cumana e la Sibilla Delfica, rappresentanti altrettanti gruppi: ioniche, italiche ed orientali.

    La Sibilla di Eritre, in Lidia, nata in una grotta del monte Corico, in grado di profetare immediatamente dopo la nascita. Fu consacrata ad Apollo e previde la propria morte, proprio ad opera del Dio, ma visse circa 1000 anni. Una tradizione la identifica con la Sibilla che si era stabilita a Cuma, in Campania, dove profetava all’interno di una caverna. Secondo una profezia di Apollo, sarebbe vissuta tanti anni quanti erano i granelli di sabbia che poteva tenere in mano, a patto che non vedesse mai più la nativa Eritre. Ma il fato volle che gli Eritrei le inviassero una lettera, il cui sigillo era fatto con la terra del loro paese: vedendo quel pezzetto della sua patria, la Sibilla morì.

    Sibilla Cumana, 1622 ca., olio su tela di Domenichino (Domenico Zampieri, Bologna 1581 – Napoli 1641) Roma, Galleria Capitolina La galleria dell’Antro della Sibilla a Cuma Apollo, che l’amava, le aveva promesso di esaudire il suo più grande desiderio, ed ella aveva chiesto lunga vita, omettendo di associarla alla giovinezza. E così, via via che il tempo passava, la Sibilla diveniva sempre più piccola e rinsecchita, finché assunse l’aspetto e le dimensioni di una cicala e fu chiusa in una gabbia nel tempio di Apollo a Cuma.

    Durante il regno di Tarquinio il Superbo era andata a Roma e aveva dato al Re tre raccolte di oracoli, che furono collocati nel tempio di Giove Capitolino: furono oggetto di consultazione fino all’epoca di Augusto, tenuti in gran conto dai Romani che ad essi ricorrevano in ogni circostanza di qualche rilievo, attraverso la mediazione di appositi magistrati incaricati della conservazione e interpretazione dei “libri sibillini”.

    Virgilio affida alla Sibilla Cumana il compito di guidare Enea nella discesa agli Inferi.

    Il perdurare della loro presenza dà risposte, nel mondo classico, al perdurare di domande alle quali i riti e i culti “diurni” in onore degli dei del Pantheon patriarcale sia romano che greco, non sapevano dare risposte.

    Nei suoi scritti Platone ne cita solo una, anche se in seguito le sibille divennero una trentina.

    Lo scrittore reatino Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.) ne enumera dieci in ordine di antichità: Persica, Libica, Delfica, Cimmeria, Eritrea, Samia, Cumana, Ellespontica, Frigia, Tiburtina.

    Una delle sibille non citate da Varrone in quanto sorta in epoca medievale è la Sibilla Appenninica detta anche “Oracolo di Norcia” che viene legata alla Grotta della Sibilla situata sul Monte Sibilla, nella catena dei Monti Sibillini.

     
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