L'IMMAGINE OSCURA DELLA DONNA NEL MITO

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    L'IMMAGINE OSCURA DELLA DONNA NEL MITO



    Le donne sarebbero state le prime "iniziate" dell'umanità e questa supposizione viene suffragata da un altro elemento quasi universalmente accettato.
    In tempi remotissimi vigeva il matriarcato e quindi le posizioni sessuali e non, erano capovolte, ipotesi suffragata anche dall'enorme diffusione dei culti femminili-lunari, nonché dall'esistenza. ancora oggi, in Africa e in America del Sud di numerose tribù a conduzione matriarcale.
    Ma questa situazione non dovette piacere ai maschietti, i quali, da un lato attratti dalle femmine belle e provocanti, dall'altro in cerca d'un capro espiatorio per i loro guai, nel corso di secoli e millenni cominciarono a demonizzare sistematicamente il femminile, attribuendo ad esso tutti i peccati del mondo.
    Ecco sorgere dunque, accanto a divinità maschili solari, ovviamente positive, una pletora di divinità femminili lunari che, oltre a possedere i peggiori difetti morali, venivano anche rappresentate brutte, vecchie e sdentate, mentre le poche belle erano però maliarde assatanate, capaci di spingere l'uomo alla perdizione.


    DONNE TERRIBILI

    Allora, vediamone alcune di queste terribili Dee che hanno caratterizzato le mitologie di varie civiltà e religioni.


    Astarte, che significa "grembo": era la Dea semitica dell'amore lubrico e dissoluto e, contemporaneamente, la dea guerriera che uccideva per il sadico piacere di uccidere.



    Le Arpie: divinità mostruose generate da Gea, la Terra, i cui nomi erano Ellopus (colei che ha i piedi come il vento); Occipete (colei che vola rapida). Celeno (l'oscura).
    Le Arpie erano divinità alate, dai lunghi capelli disciolti, che Virgilio nell' Eneide così descrive: « ... vergini ai volti, uccelli e cagne l'altre membra. Hanno di ventre un fetido profluvio, ond'è la piuma intrisa ed irta; le man d'artigli armate, il collo smunto; la faccia, per la fame e per la rabbia, pallida sempre e raggrinzita e magra».

    Sempre tre erano le Gorgoni, sorelline terribili che rispondevano al nome di Steno, Euriale e Medusa. Quest'ultima, narra il mito, era tanto bella che aveva osato paragonarsi ad Atena e la Dea, offesa, subito la punì cangìandole i capelli in serpi, la pelle del corpo a squame e lo sguardo tanto terribile da trasformare in pietra chiunque la fissasse.


    Le tre Graie, sorelle delle prime, erano tanto graziose da aver avuto dalla nascita un solo occhio e un dente in comune che si passavano nei momenti di bisogno. Nonostante venissero rappresentate come vecchie dai capelli bianchi, conservavano un certo fascino (noi diremmo quello dell'orrido, naturalmente) e avevano anche il dono della profezia.


    Le Erinni, altre tre vecchiette, con serpenti al posto dei capelli come Medusa, la pelle nera e le vesti grigie, chiamate anche Furie per il loro caratterino terribile e vendicativo.
    La madre, Gea, le aveva partorite dopo essere stata fecondata dalle gocce di sangue del suo sposo, Urano, dopo che Saturno, uno dei figli, gli recise i genitali.




    Echidna, dal temperamento maschile e dal corpo gigantesco, nata in una grotta. Nella metà superiore si presentava come donna bellissima e giovane e in quella inferiore come orribile serpente che divorava le sue vittime nelle cavità terrestri.



    Ecate (il suo nome significa "figlia della notte" ), talvolta veniva considerata la Dea Luna, sovrana degli Inferi, che vagava di notte assieme alle anime dei defunti, accompagnata da cani urlanti. Ecate si incontrava nei trivi o accanto alle porte, aiutando le donne a partorire o, a seconda dei casi e ... dell'umore, infliggendo loro crudeli vessazioni.






    Scilla, figlia di Ecate, era uno spaventoso mostro marino dalla bocca con tre file di denti, viveva in una grotta e latrava come una cagna.
    Aveva dodici piedi e sei orribili teste su altrettanti colli estremamente lunghi e sottili.



    Lamia, il cui nome significa "l'inghiottitrice", dapprincipio era tanto bella che Giove se ne invaghì ed ebbe con lei vari figli. La Dea Era, moglie legittima di Giove, ne divenne gelosa e li uccise. Da quel momento Lamia, per il dolore e la rabbia, divenne tanto brutta da far spavento e cominciò a rubare i bambini alle altre madri. Inoltre divenne anche tanto diffidente che si toglieva gli occhi quando dormiva, affinché una parte di se stessa fosse sempre vigile e attenta! Alcuni comrnediografi greci scrivevano persino che Lamia avesse parti del corpo maschili e femminili e talvolta la stessa Gorgone veniva rappresentata col fallo!


    Infine, Empusa, che qualcuno sostiene sia un altro nome di Ecate. Talvolta appariva come una bella donna, tal altra come una giovenca, una cagna o una mula.




    BRUTTE E LASCIVE

    Sebbene tutte queste donne non mostrassero proprio le attrattive classiche del gentil sesso, esse verranno per secoli rappresentate come immagine stessa della concupiscenza e della lascivia, tentatrici di uomini timorati.
    Si diceva comunque che Lamia ed Empusa di notte si trasformassero di nuovo in bellissime donne, traendo in inganno gli uomini che si accompagnavano ad esse, ai quali poi succhiavano il sangue e mangiavano le carni.
    Empusa, il cui nome significa "che s'introduce per forza", era dedita all'infanticidio ed era facile individuarne la sua origine demoniaca, perché durante il rapporto sessuale cavalcava l'uomo supino ...
    Insomma ritorna, come per Lilith, il problema della posizione nell'amplesso come caratterizzazione di streghe e demonesse, "iene" da pensare che questi "mostri" femminili lunari siano una trasposizione freudiana dei complessi sessuali maschili, che per secoli e secoli hanno voluto vedere nella donna comune un coacervo di tutte le nequìzie del mondo.


    LA STORIA DI MEDEA

    Nei miti greci Medea e Circe erano belle e perverse.
    Medea, pur essendo maga, s'innamorò di Giasone, per amor suo tradì suo padre permettendo all'eroe di conquistare il Vello d'oro, grazie a un unguento fatato che per un giorno lo rese invulnerabile. Il padre di Medea cercò di bloccare la coppia, che stava per fuggire col trofeo conquistato, inviando Apsirto, il fratello della maga, ma Medea gli tese un tranello e fece sì che Giasone lo uccidesse. Raggiunta l'isola di Creta, con un altro procedimento magico uccise un gigante, Talos, che lanciava enormi massi sulle navi.
    Successivamente, convinse le figlie del re di Creta che dovevano uccidere, tagliare a pezzi e gettare in un calderone d'acqua bollente il loro padre perché lei, con una formula magica, lo avrebbe fatto ritornare giovane. Per dimostrare i suoi poteri di ridare la giovinezza, prese un vecchio montone, lo fece a pezzi e lo gettò in un pentolone e poi, dopo una serie di evocazioni, dall'acqua balzò fuori un piccolo capretto. Ovviamente le povere fanciulle rimasero per sempre bollate come parricide perché Medea si dette alla macchia invece di resuscitare il re di Creta, permettendo però a Giasone di prendere il suo posto.
    Nonostante questa sua aperta temibilità, Giasone sottovaluta la sua compagna e un giorno conosce la figlia del re di Corinto, se ne innamora e se la sposa, dopo che Medea, come amante, gli aveva già partorito due figli. Apriti cielo! Mentre Giasone, con cinismo tutto maschile, fa notare a Medea che non sarà posta a morte per i suoi delitti, lei gli rivolge queste minacciose parole: «lo, dopo aver tradito mio padre e la mia casa, venni con te ( ... ) più innamorata che saggia ( ... ) e tu, il più malvagio degli uomini, mi tradisti e ti procurasti un nuovo letto». Giasone, nel tentativo di riparare, commette la gaffe di offrirle danaro.
    A questo punto Medea muta atteggiamento, sembra rassegnarsi al suo destino e arriva al punto di offrire alla sposa di Giasone una veste stupenda. La fanciulla, gradevolmente sorpresa, accetta il dono indossando la veste, che però le si appiccica addosso e poi va in fiamme, procurandole una morte orrenda. Alla notizia di quest'ennesimo delitto, Giasone rincorre Medea con la spada sguainata pronto ad ucciderla, ma riesce solo a intravedere i suoi due figli, morti per mano della terribile madre, e Medea che scompare su un cocchio tirato da draghi.


    MAGHE E AMORE

    Questo racconto da Gran-Guignol presenta una maga cattiva sì, ma bella e affascinante, al contrario delle streghe che associano la perfidia alla bruttezza. La tradizione popolare, tuttavia, attribuisce a queste ultime la capacità di apparire belle e giovani esclusivamente per spingere gli uomini alla perdizione.
    Dal mito di Medea emerge un'altra regola essenziale per maghe e streghe: a loro non è permesso innamorarsi, altrimenti perdono i poteri. L'unico maschio da amare sarà Satana.

    Un'altra maga famosa. Circe è una delle protagoniste dell'Odissea e aveva la particolare abitudine di trasformare i suoi ospiti in animali, in particolare in maiali. Tuttavia anche lei s'innamora degli uomini, sebbene in modo più superficiale e temporaneo. Eppure neanche lei prova comprensione per le sue vittime e la sua vendetta per i presunti affronti subiti è sempre terribile. Basti dire che trasforma la bella ninfa Scilla in un mostro orrendo soltanto perché Glauco la preferiva a lei!
    Da tali storie un'altra constatazione è d'obbligo: le maghe hanno tutte un'intensa carica erotica e per tutte loro Ecate, la Luna Nera, chiamata da tutti Lilith, è la loro Dea protettrice.


    STREGHE E SABBA

    Per gli antichi (e anche per qualche contemporaneo) era cosa ovvia che buona parte delle donne fossero streghe, perverse sacerdotesse del Signore dell'Ade.
    L'immagine del femminile negativo fa parte, infatti, di ogni civiltà e anche l'aspetto stregonesco è sempre presente nella storia dell'uomo. Nei periodi di maggiore tolleranza, streghe e maghe venivano derise o solo ignorate, ma alcune restano perennemente avvolte nel nero dei loro sortilegi, della loro sfrenata lussuria, dei malefici mortali o dei riti satanici che in seguito verranno chiamati Sabba.
    La parola "sabba" proviene da sabato, giorno dagli ebrei destinato al riposo, ma in realtà ha un'origine ancora più antica: risale ai babilonesi i quali credevano che Ishtar, dea della Luna, avesse le mestruazioni nel giorno del plenilunio, e perciò chiamarono il periodo che segna l'oscuramento del nostro luminare notturno "sabattu", cioè brutto giorno.
    Il Sabba aveva sempre luogo all'aperto, iniziava attorno alla mezzanotte e terminava all'alba. Il giorno preferito era il lunedì e poi quello di Ognissanti o della Candelora. Un tipico segno particolare della strega era avere un terzo capezzolo oppure una grossa verruca o un neo in qualsiasi parte del corpo.


    PERSECUZIONE RELIGIOSA

    Nell'Antico Testamento streghe, pitonesse, negromanti e indovine non avevano vita facile. Yahvé dice chiaramente: «Non avrai altro Dio fuori che me... non lascerai vivere colei che pratica la magia» (Esodo: 22-10).
    Il cristianesimo di conseguenza ha sempre duramente combattuto le "streghe", basti ricordare la Santa Inquisizione, braccio armato della Chiesa, che mandò al rogo migliaia di donne e bambine, molte delle quali psichicamente malate, ignoranti o semplicemente sensitive o epilettiche ritenute profetesse di Satana.
    La storia si ripete (ma per motivi "politici") nel 1200 con Papa Innocenzo III, che fece sterminare come maghi gli eretici catari: 22.000 persone colpevoli di possedere una concezione religiosa molto più austera e spartana della Chiesa. Nel 1310, fu invece un re cristiano, Filippo il Bello (d'accordo con il Papa), a sterminare gli aderenti all'ordine religioso e militare dei Templari, la cui immensa fortuna gli faceva gola, accusati anch'essi di "magia".
    Negli anni successivi si arrivò a vere e proprie affermazioni deliranti, degne d'un testo di patologia sessuale, nei riguardi di presunte streghe, maghe e profetesse. Così la sessualità divenne sinonimo di peccato, di cosa sporca, di smarrimento della ragione! Il famigerato Malleus maleficarum, il martello della strega, fu scritto da due frati domenicani, Jacob Sprenger e Heinrich Institor, nel 1486, ma solo molto tempo dopo fu giudicato "uno dei più grandiosi monumenti alla stupidità, all'irrazionalità, alla superstizione e al sadismo".



    Tratto da un articolo di Clara Negri

    Edited by lisistrata - 5/4/2013, 22:40
     
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