LA SIBILLA

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    LA SIBILLA



    Le origini

    Le ricerche di Marie Delcourt e Herbert William Parke sono fra le più approfondite, attingono a tutte le fonti archeologiche e storico-letterarie disponibili e le confrontano.
    Marie Delcourt compila un ciclopico studio su Delfi, Apollo e la Pizia che della Sibilla rimanda solo un incerto profilo, l'eco ed il riflesso. Le caratteristiche della Sibilla risaltano dal "confronto all'americana" con la Pizia, figura che scompare quando cessa l'attività oracolare di Delfi, ma fortunatamente lascia dietro di sé molti reperti e oggetti tangibili, mentre la Sibilla, figura che invece non scompare, lascia pochi reperti.
    Herbert William Parke studia le Sibille, partendo dalle origini fino al 1986, anno della sua scomparsa.
    La storia delle varie Sibille si intreccia fin dalle origini, e giustamente la si paragona alle correnti sotterranee del fiume Aidoneo nel villaggio di Marpesso, che avrebbe dato i natali alla prima Sibilla. È in parte ricostruibile solo tramite le testimonianze di poeti e filosofi, che non sempre concordano e attribuiscono lo stesso oracolo ora a una ora all'altra Sibilla.
    Ma cosa rimane delle Sibille arcaiche dopo gli studi di Marie Delcourt e Herbert William Parke?
    Le Sibille sembrano aver subito il supplizio del trasportare acqua in un setaccio ma, miracolosamente, nel loro setaccio rimangono delle pepite d'oro, e cioè:

    La profezia della venuta di Gesù Cristo e di Maria.
    La voce immortale.
    Il superamento di usanze barbare, come i sacrifici umani.
    Il miracoloso inserimento nella Cappella Sistina nonostante le difficoltà affrontate da Michelangelo.
    Il passaggio dalla religione pagana al Cristianesimo.

    I Libri Sibillini sono stati usati, abusati e strumentalizzati, ma le Sibille sono sopravvissute: sono nelle chiese, dove risiedono le opere importantissime che hanno ispirato; e sono nei salotti, dove svolgono un ruolo molto più umile, ma continuano a moltiplicarsi.
    Le Sibille sono state lo stimolo principale al conosci te stesso. Ma cosa hanno realmente detto le Sibille? Purtroppo non hanno scritto personalmente, in più le traduzioni dal greco al latino in un'epoca di transizione non hanno di certo contribuito a rendere fluidi i loro messaggi e, soprattutto, a interpretarli correttamente.
    E ovviamente è molto difficile sapere che cosa ha detto davvero chi non ha scritto di proprio pugno il proprio pensiero, o non ha tradotto il testo o non ha potuto mettere l'imprimatur ai testi redatti da altri.
    La chiaroveggenza è una facoltà considerata paranormale, che viene attribuita alle Sibille e che permette di percepire a distanza di spazio e di tempo fatti, persone, oggetti; si può verificare sia in stato di veglia, che di sonno, che di ipnosi.
    In genere la chiaroveggenza è un dono raro per gli esseri umani, per i quali è già una conquista avere piena consapevolezza del presente, della condizione in cui si trovano.

    Le Sibille non usavano oggetti rituali e non erano legate ai santuari. Per questo motivo la loro esistenza rimane circondata da un alone di mistero che l'archeologia non ha potuto illuminare.


    LA SIBILLA CUMANA



    Nell'antichità greca e latina le Sibille erano vergini, giovani ma pensate talora come decrepite, che svolgevano attività mantica in stato di trance. L'origine dell'appellativo e', per cosi' dire, avvolto nel mistero né tanto meno, sappiano con esattezza quante e quali fossero le Sibille. Varrone, per esempio, ne conta ben dieci, la persiana, l'eritrea, l'elespontia, la frigia, la cimmeria, la libica, la samia, la tiburtina e la cumana.
    Una delle più famose era, per l'appunto la Cumana, detta anche Amaltea, Demofila o Erofila di cui abbiamo testimonianza in Licofrone, uno scrittore greco del III secolo a.c. e in Eraclito (Heraclit, 92). In verità nella letteratura greca si parla in principio per lo più di una sola Sibilla (Aristoph, Peace 1095 e 1116; Plat., Phaedrus 244b) localizzata in Eritre, in Lidia, e a Cuma. In seguito ne furono menzionate altre (cfr. Strab, 14.1.34; Paus., 10.12.1 SS.).

    La Sibilla Cumana (gr. Σίβυλλα, lat. Sibylla), sacerdotessa di Apollo, è una delle più importanti Sibille, figure profetiche delle religioni greca e romana.
    La Sibilla cumana è una delle figure più intriganti e misteriose della letteratura latina: personaggio semimitico ella è strettamente legata al culto di Apollo ma anche a quello di un'antica dea madre, come la disanima attenta di uno dei suoi nomi, Amaltea, rivela. Ella svolgeva la sua attività oracolare nei pressi di un antro comunemente conosciuto come "antro della Sibilla", la sacerdotessa, ispirata dal dio, vaticinava in esametri greci, su foglie di palma.

    Il titolo di Sibilla Cumana era detenuto dalla somma sacerdotessa dell'oracolo di Apollo (divinità solare ellenica) e di Ecate (antica dea lunare pre-ellenica), oracolo situato nella città magnogreca di Cuma. Ella svolgeva la sua attività oracolare nei pressi del Lago d'Averno, in una caverna conosciuta come l'"Antro della Sibilla" dove la sacerdotessa, ispirata dalla divinità, trascriveva in esametri i suoi vaticini su foglie di palma le quali, alla fine della predizione, erano mischiate dai venti provenienti dalle cento aperture dell'antro, rendendo i vaticini "sibillini". La sua importanza era nel mondo italico pari a quella del celebre oracolo di Apollo di Delfi in Grecia.

    Tali Sibille erano giovani vergini (ma spesso figurate come decrepite per l'antichità del lignaggio), che svolgevano attività mantica in uno stato di trance (furor). L'etimologia e l'origine dell'appellativo è sconosciuta.

    Alcuni nomi che ci sono rimasti delle Sibille cumane sono: Amaltea, Demofila ed Appenninica (di cui abbiamo testimonianza in Licofrone e in Eraclito). Nel libro VI dell'Eneide, Virgilio, che la rappresenta "vegliarda"[1] la chiama «Deifobe di Glauco»[2] e «Amphrysia»[3], appellativo originato dal fiume tessalo Amfriso, presso il quale Apollo custodì il gregge di Admeto. Nel poema la Sibilla Cumana ha la doppia funzione di veggente e di guida di Enea nell'oltretomba e la presentazione dell'oracolo è accompagnata dal cupo ritratto dei luoghi in cui vive e che formano un tutt'uno a suggerire un'immagine di paura ma allo stesso tempo di mistero.
    Giacomo Di Chirico:Sibilla Cumana

    Alla sua figura è anche legata una leggenda: «Apollo innamorato di lei le offrì qualsiasi cosa purché ella diventasse la sua sacerdotessa, ed essa gli chiese l'immortalità. Ma si dimenticò di chiedere la giovinezza e, quindi, invecchiò sempre più finché, addirittura, il corpo divenne piccolo e consumato come quello di una cicala. Così decisero di metterla in una gabbietta nel tempio di Apollo, finché il corpo non scomparve e rimase solo la voce. Apollo comunque le diede una possibilità: se lei fosse diventata completamente sua, egli le avrebbe dato la giovinezza. Però ella, per non rinunciare alla sua castità, decise di rifiutare»[4].

    In Ovidio, inoltre, nel libro XIV delle Metamorfosi la Sibilla Cumana narra ad Enea del dono ricevuto da Apollo, di tanti anni di vita quanti i granelli di sabbia che era possibile stringere nella propria mano; dimenticando tuttavia di richiedere l'eterna giovinezza, la Sibilla era destinata a un invecchiamento lunghissimo nel tempo.

    I templi di Cuma erano ben noti in età greca. I credenti provenienti da tutte le parti del Mediterraneo attendevano la preziosa profezia della Sibilla. Viveva in una grotta. Scriveva le sue risposte sulle foglie e poi le spargeva al vento in modo che i credenti non potevano interpretarle.

    Si racconta che un giorno dalla Sibilla andò l'ultimo re di Roma, Tarquinio il superbo. Lei gli offrì 9 libri, detti libri Sybillini, dove erano state raccolte tutti le profezie su Roma. Gli chiese in cambio 300 monete d'oro, ma il re non volle accettare. Allora la Sibilla iniziò a bruciare i libri, senza diminuirne il prezzo. Alla fine il re accettò di pagare, ma erano rimasti solo tre libri. Realizzati in foglie, scritti in versi e geroglifici. Sono stati tenuti nel tempio di Giove sul Campidoglio (uno dei sette colli di Roma) e sono stati consultati ogni volta che la città era in difficoltà.
    Virgilio, un famoso poeta dell'antica Roma, cantava della Sibilla e dei suoi doni profetici e, in età augustea, Cuma divenne uno dei principali centri religiosi dell'Impero Romano.
    E' stata una grande fortuna per la città fondata sui Campi Flegrei nel 1° semestre del 8° secolo dai marinai di Calcidia (una regione greca). C'è grande area archeologica dove si possono trovare i resti dei templi meravigliosi. Negli scavi stessi si può visitare anche la Grotta dove viveva la Sibilla. Lunga 130 metri e ben conservata, grazie anche a una ristrutturazione risalente al 4° secolo prima di Cristo.

    Fonti:
    Sibille e Profezie di Gisella Aldrighetti

    http://it.wikipedia.org/wiki/Sibilla_Cumana
    www.latinomedia.it/sibilla/html/ver.html
    www.fva.is/harpa/comenius/it_sybil.html

    Edited by lisistrata - 13/4/2013, 23:59
     
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  2. Meliedes
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    Bell’articolo, si legge volentieri! :)
    E a proposito dell’uso e dell’abuso di ciò che rappresentavano i libri sibillini...non è certo casuale il destino che venne loro riservato nel momento del trapasso dalla Repubblica all’Impero.
    Quando Augusto, dal 12 a.C., assunse la suprema carica religiosa dello Stato - il pontificato massimo -, fece raccogliere e dare alle fiamme più di duemila profezie, greche e latine: tuttavia i libri sibillini furono risparmiati dal rogo, sia pure dopo che venne compiuta una cernita dei loro contenuti. Così epurati, i libri vennero chiusi in due custodie dorate e posti sotto il basamento della statua dell’Apollo Palatino.
    Questa operazione è degna di nota perché la revisione dei libri sacri ad Apollo, che erano una delle reliquie più sacre del passato di Roma, testimonia chiaramente il grado di potere sia politico che religioso raggiunto da Augusto, il quale poteva arrogarsi il diritto agli occhi dell’opinione pubblica di decidere quali oracoli dovessero essere considerati affidabili e quali invece si potevano scartare.
    Del resto, qualche anno prima, egli aveva ordinato che gli stessi libri sibillini, rovinati dal tempo, venissero trascritti dai sacerdoti di loro pugno “perchè nessun altro avesse la possibilità di leggerli”. Se ciò prova l’esigenza di segretezza che il signore di Roma aveva voluto preservare circa la conoscenza dei responsi oracolari quando erano completi, risulta altrettanto evidente che, dopo la loro selezione e relativo occultamento, egli (che oltre a essere pontefice massimo era anche a capo del collegio dei quindecemviri, i sacerdoti il cui incarico primario era appunto l’interpretazione dei libri oracolari) si presentasse formalmente come l’unico intermediario della volontà di Apollo presso la cittadinanza intera. Da qui a desumere che la selezione dei libri sibillini avesse anche un risvolto politico, tramite la conservazione di profezie che simbolicamente ratificassero - o comunque non contrastassero - le iniziative di Augusto nei vari campi della sua attività di governo, il passo è breve.
    Inoltre, anche la decisione di trasferire i libri sibillini sul Palatino, cioè sul colle dove Augusto aveva edificato la sua domus, assume un significato pregnante se guardiamo al quadro generale. La sua dimora infatti si proponeva ormai sempre più come il cuore politico e religioso del nuovo regime, dato che nello stesso complesso coesistevano l’abitazione privata del signore di Roma nonché pontefice massimo, il tempio di Apollo (divinità a lui strettamente legata con saldi vincoli simbolici), i libri oracolari sibillini con il loro carico di suggestioni e anche, in maniera sottilmente ambigua, la dea che rappresentava l’unità del corpo civico, Vesta (tramite la consacrazione di un signum e di un'ara nella stessa residenza di Augusto). Questa strategia di comunicazione creava intorno all’abitazione e, per estensione, al suo proprietario, un’aura fortemente sacrale: non è quindi un caso che si legga in Ovidio che, a partire dal 12 a.C., la casa di Augusto “da sola ospita tre divinità eterne” (Ov. fast. 4, 954).

    Edited by Meliedes - 27/10/2013, 18:02
     
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